Il consenso al governo Conte è ancora alto, ma in calo, trainato soprattutto dalla figura del premier Conte che “piace al 60% degli italiani”. Ma, secondo Renato Mannheimer (Eumetra Mr), “la promessa di soldi per tutti”, la cui realizzazione sta incontrando molte criticità, potrebbe ritorcersi contro la maggioranza giallo-rossa, soprattutto se l’Italia si troverà in una difficile situazione economica a settembre, “mese molto delicato e decisivo”. Quanto alla Lega e a Salvini, “cavalcare il malcontento non sarà sufficiente a far tornare a crescere i consensi”. Piuttosto per il centrodestra, “specialmente al Sud c’è un elettorato potenziale molto ampio”, ma serve maggiore ragionevolezza, come mostrano la Meloni e lo stesso Berlusconi, che sono la prima ancora in ascesa e il secondo in recupero. Quanto alla posizione degli italiani verso l’Europa, “negli ultimi dieci giorni la curva di discesa del consenso per la Ue si è interrotta e vediamo una piccola risalita”.



Dopo la crisi sanitaria e quella economica, ora il governo Conte sta entrando nella fase 3, quella dell’auspicato rilancio. Gli italiani sono soddisfatti di quello che il governo ha fatto in questi mesi?

Gli italiani sono soddisfatti: il governo, e soprattutto il premier Conte, hanno avuto in queste settimane un consenso altissimo, al 66%, un livello mai visto se non in rari casi negli ultimi anni. Adesso, però, è in leggero calo.



Conte in questi giorni ha raggiunto il traguardo dei due anni da presidente del Consiglio. Gode ancora di un gradimento elevato?

Conte oggi è ancora al 60%, un livello di consenso superiore a quello del suo governo. Si dimostra un buon comunicatore, piace il suo modo di parlare, il modo con cui si fa sentire vicino alla gente, come quando ha detto alle banche “vi chiedo un atto d’amore”. E’ percepito davvero come l’avvocato degli italiani. Nelle ultime settimane, però, anche il suo gradimento è un po’ diminuito.

Per quali ragioni?

Da una parte, è calata la tensione: è scesa la preoccupazione per la pandemia, che era il fattore principale che avvicinava la gente a Conte, sentito come colui che ci difende, che sta facendo il possibile, Adesso prevalgono i timori per la situazione economica. E da questo punto di vista, il governo raccoglie ancora un certo gradimento, ma anche diverse voci critiche. Agli italiani è piaciuta tanto la promessa di denaro per tutti, questo helicopter money che Conte ha lanciato.



Per ora sono soldi in gran parte solo promessi…

Infatti. I soldi non sono arrivati, in molti non hanno ottenuto la cassa integrazione, le aziende non riescono ad avere accesso ai fondi. Sul piano della realizzazione di queste promesse ci sono delle criticità.

Si parla spesso di un possibile partito a guida Conte, che secondo alcuni sondaggi potrebbe pescare in un bacino elettorale del 24% e da solo il premier potrebbe ottenere il 14%. Secondo lei, quanto vale Conte?

Quanto vale Conte non lo sa nessuno. E’ molto difficile costruire un partito dall’oggi al domani. Non so neanche se ci riuscirebbe: abbiamo visto in passato diversi leader che hanno provato a mettere in campo partiti personali e hanno fallito. Ci vogliono organizzazione e risorse: Conte li ha? Non credo.

Da quali partiti potrebbe raccogliere consensi?

Sicuramente dai Cinquestelle, che sono in crisi, ma anche dal Pd, perché tra gli stessi democratici non mancano le voci critiche: il partito stenta a far valere le sue ragioni e Zingaretti comunica male o non comunica affatto. Più difficile che Conte possa raccogliere consensi nell’area del centrodestra, dove è in grande avanzata la Meloni e anche Berlusconi è in recupero.

Il governo sta perdendo consensi. Pesano le incertezze, i litigi, i nodi irrisolti e la situazione economica: è il Pd a pagare il prezzo più alto?

Premesso che oggi i sondaggi misurano soprattutto l’opinione dell’istante e non il voto meditato e che c’è ancora un 40% di italiani che non risponde, ma che poi al momento delle elezioni va a votare, direi che il calo del Pd non è esagerato: la situazione è piuttosto stabile.

Il M5s sembrerebbe aver frenato la sua caduta verticale. E’ così?

Sì, ha fermato la caduta, da un po’ di tempo è stabile. Tutto però dipenderà dalla campagna elettorale, quando ci sarà: conterà chi sarà il leader e come sarà la situazione economica. Settembre sarà un mese molto delicato e decisivo.

Italia Viva non riesce a schiodarsi dal 2-3%. Che cosa sta zavorrando Renzi?

Per Renzi non è facile, perché è al tempo stesso al governo e all’opposizione. E’ una figura importante, ma non riesce a sfondare tra gli elettori. Stessa situazione per Carlo Calenda: molto apprezzato dagli osservatori, ma non ha un seguito popolare.

Il centrodestra è sceso in piazza il 2 giugno, intenzionato a cavalcare l’insoddisfazione che serpeggia. E’ una scelta che può tornare a premiare Salvini e la Lega?

Anche la Lega ha registrato un piccolo calo, non si sta muovendo bene e Salvini ha bisogno di ben altro per tornare a crescere nei sondaggi. E’ un po’ in crisi anche all’interno della stessa Lega, dove alcune componenti, per esempio Zaia, lo guardano con un certo scetticismo. L’occasione di sfruttare il malcontento dovuto al disagio economico, che sta salendo e che può portare a conseguenze oggi imprevedibili, c’è. Non mi pare però che in questo momento Salvini sia in grado di cavalcarla come hanno fatto qualche anno fa i Cinquestelle.

Fratelli d’Italia è ancora in ascesa?

Sì, specialmente al Sud, dove c’è un elettorato potenziale molto ampio per il centrodestra. La Meloni, una leader meno urlante e più ragionevole di Salvini, conquista sempre più consensi anche grazie a una comunicazione molto ben argomentata ed efficace.

E Berlusconi? Ha aperto a un dialogo istituzionale come auspicato dal presidente Mattarella. Quanto potrebbe pagare questa scelta moderata?

Berlusconi, con la sua posizione ragionevole e saggia, viene incontro all’esigenza di avere un governo più ampio e aperto a tutte le forze politiche per poter superare le difficoltà di questa emergenza. Credo che Forza Italia ne trae e trarrà giovamento.

Lei diceva che al Sud il centrodestra può trovare terreno fertile. Non è un po’ paradossale, visto che è l’area del paese su cui il M5s ha costruito la sua fortuna elettorale e alla luce del fatto che il governo giallo-rosso viene da tutti dipinto come poco attento al Nord e molto sensibile alle esigenze e alle difficoltà del Sud?

I Cinquestelle sono nati sull’onda di una protesta contro tutto e contro tutti, addirittura promettevano di aprire il Parlamento come una scatoletta. Poi si sono trasformati in un partito di governo e questa trasformazione a una parte dell’elettorato cinquestelle non è piaciuta. Hanno perso l’istinto ribelle, sono in difficoltà su Autostrade, hanno accettato Tav e Tap…

Dopo l’inerzia iniziale, anche l’Europa sembra essere scesa in campo per aiutare l’Italia ad affrontare la pandemia e la crisi economica. Il Recovery fund soddisfa gli italiani? Oggi il piatto della bilancia pende più dalla parte degli europeisti o degli euroscettici?

Durante la pandemia abbiamo assistito a una crescita del senso di appartenenza nazionale, stimolato anche da Conte e in conflitto molto evidente con l’Europa. Negli ultimi dieci giorni la curva di discesa del consenso per la Ue si è interrotta e vediamo una piccola risalita. A criticare l’Europa è ancora la maggioranza degli italiani, tuttavia una quota di cittadini è tornata di nuovo a stimare l’Europa.

In caso di crisi di governo, gli italiani sarebbero più favorevoli a un governo istituzionale o alle elezioni anticipate?

E’ una domanda da un milione di dollari, non ho dati precisi. La mia sensazione è che siano più favorevoli ad andare al voto.

(Marco Biscella)