Sondaggi: meno di un italiano su cinque si fida dei partiti. Ma anche ai politici non va molto meglio: li considera degni di fiducia meno di un terzo delle persone. I motivi, spiega Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos e docente di teoria e analisi delle audience all’Università La Sapienza di Roma, sono presto detti: pensano che rispondano ad altri interessi rispetto a quelli della gente comune e che non siano in grado di trovare soluzioni ai problemi. In una società che si sta sfaldando, nella quale è in ribasso anche la soddisfazione per le relazioni amicali (63%) e affettive (52%), i partiti non rappresentano più un momento di aggregazione, anche se solo un quarto delle persone è disinteressato alla politica: la maggioranza non si sente legata a un partito, né simpatizza, ma vota la formazione politica che sembra migliore al momento.



A che livello è la fiducia nei partiti in questo momento?

Il 18% degli italiani si fida dei partiti, il 72% no, e il restante 10% non si è fatto un’idea o non si vuole esprimere. Nella scala della fiducia è la posizione più bassa, l’ultima in classifica. In testa ci sono le forze dell’ordine, il Presidente della Repubblica con il 55% e il Papa con il 52%. Ma c’è fiducia anche nel Comune (52%) così come nelle università.



Da cosa è determinata questa bassa fiducia?

Le persone non credono che andando al voto cambi qualcosa nel funzionamento del Paese. Solo il 39% pensa che il voto faccia la differenza, il 30% è soddisfatto del funzionamento della democrazia e il 24% del funzionamento delle elezioni. Un quadro di insoddisfazione complessiva. Il 41% delle persone che si astengono, invece, ritiene che le elezioni siano un modo per ingannare il popolo. Chi va a votare con l’idea di cambiare le cose è il 32% di chi si reca alle urne.

Non si fidano più dei partiti e guardano solo i leader?

Solo il 30% degli italiani pensa che chi è al potere faccia la differenza. Se la fiducia nei partiti è al 18%, quella nei politici sale appena al 27%. Il 71% degli italiani non ha fiducia neanche in loro. Insomma, non è che ci sia questa grande differenza tra le formazioni politiche e chi le guida.



Quali sono le ragioni di questo scetticismo?

L’83% degli italiani dice che chi viene eletto in Parlamento perde il contatto con la gente, il 79% sente che chi è al governo non si interessa della gente comune, ma fa i suoi interessi o dei cosiddetti poteri forti. La maggioranza (81%) pensa che i politici non siano in grado di fare gli interessi delle persone comuni perché influenzati dalle persone da cui hanno avuto i soldi. Credono anche che non abbiano soluzioni per risolvere problemi complessi come quelli della società di oggi e che difendano gli interessi di una piccola parte del Paese, delle corporazioni, e non quelli generali. Un 55% sostiene che partiti e leader sono tutti uguali e che c’è poco da scegliere. Il motivo di fondo è che sono troppo dipendenti dai poteri forti, dalle persone che hanno soldi, e che non abbiano soluzioni da proporre.

In una società che per molti versi si sta sfaldando, i partiti hanno perso la loro funzione aggregativa.

I partiti di massa sono finiti da 40 anni. Non sono più luoghi in cui si condividono delle esperienze. Nel dopoguerra gli iscritti al PCI superavano i 2 milioni, quelli della DC negli anni 80 erano ancora quasi 2 milioni. Oggi FdI ha meno di 300mila iscritti, il PD ne ha poco più di 400mila. Le persone non riconoscono all’associarsi a un partito una funzione civica. Non vuol dire che sia basso l’interesse per la politica. Solo un quarto dell’opinione pubblica non è interessato, ma c’è un interesse che non si esplica attraverso i canali dei partiti.

Sotto questo profilo, cosa dicono i numeri?

L’11% degli italiani si definisce sostenitore di un partito, il 26% simpatizzante, mentre il 25% è distante da qualunque partito. Il 38% non si sente vicino a nessuno, ma vota quello che sul momento sembra il partito migliore. Tra i sostenitori di un partito, quelli che supportano FdI sono fra il 3 e il 5%, mentre per il PD sono il 4%, quota che aumenta se si parla di simpatizzanti. Prevale comunque la scelta del momento.

(Paolo Rossetti)

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