Il 15 settembre ricorreva la giornata internazionale della democrazia. Insieme a questa ricorrenza, altri fatti e notizie recenti hanno richiamato la mia attenzione su un tema – la democrazia e il suo sviluppo – di mio grande interesse. Il 12 settembre sull’Economist appariva un articolo dal titolo “L’arretramento della democrazia sembra reale”. Lo stesso giorno, Il Sole 24 Ore riportava i risultati dell’Open Society Barometer, da cui emerge una sfiducia delle giovani generazioni verso i sistemi democratici: il 33% dei giovani (18-35 anni) intervistati (un campione rappresentativo di 30 Paesi) è favorevole a un leader forte e appena il 57% (poco più di uno su due) è convinto che la democrazia sia preferibile a qualsiasi altra forma di governo. Il susseguirsi di colpi di Stato in Africa, la guerra in Ucraina e altri fatti meno evidenti contribuiscono a porre il valore della democrazia al centro del dibattito politico e sociale.



Ulteriore conferma dell’attualità del tema, proprio il 15 settembre all’Università Cattolica di Milano è stata presentata la prossima edizione delle Settimane Sociali dei cattolici in Italia dal titolo “Al cuore della democrazia”.

Nuova Atlantide, rivista trimestrale della Fondazione per la Sussidiarietà, già nel 2021 aveva dedicato un numero a questo argomento (Democrazia: l’amica fragile). Ne raccomando la lettura, perché ospita contributi preziosi e di grande aiuto per approfondire un tema molto complesso e articolato.



Mi sorprende positivamente questa attenzione pubblica verso l’infiacchirsi dei sistemi democratici in gran parte del modo, soprattutto in Occidente, dove la democrazia è nata. Leader mondiali, opinionisti, ma anche persone comuni stanno manifestando una certa preoccupazione e cercano di comprendere le cause del fenomeno. Tale fermento dimostra che la democrazia interessa, perché non si avrebbe paura di perdere qualcosa che non ha valore.

Mi chiedo: perché ci interessa la democrazia? Che cosa temiamo di perdere? È appena un sistema politico e un modello di convivenza sociale che vogliamo affermare o c’è qualcosa di più profondo?



Cercando elementi che mi aiutassero a trovare risposta a queste domande, mi sono imbattuto in un saggio di Luigi Giussani intitolato proprio Democrazia. In particolare ho trovato le seguenti parole molto utili per mettere a fuoco il valore e il cuore della democrazia:

L’ideale della democrazia sorge normalmente come esigenza di rapporti esatti, giusti, fra persone e gruppi. Il punto di partenza di una vera democrazia è l’esigenza naturale, umana, che i rapporti sociali non ostacolino la personalità nella sua crescita. Principio della democrazia è quindi il senso dell’uomo ‘in quanto è’, è la considerazione, il rispetto e l’affermazione dell’uomo ‘perché è’. La tentazione è quella di ridurre la convivenza democratica a puro fatto di ordine esteriore o di maniera. In tale caso il rispetto per l’altro tende a coincidere con una fondamentale indifferenza per lui. Lo spirito di una autentica democrazia invece mobilita l’atteggiamento di ognuno in un rispetto attivo verso l’altro. Si potrebbe chiamare ‘dialogo’ questo modo di rapporto tra gli uomini che la democrazia tende a instaurare”.

Leggere questo saggio mi ha aiutato ad andare al fondo della questione. Non è appena un ordine esteriore di convivenza sociale che vogliamo affermare e realizzare, quanto la possibilità di essere affermati in quanto siamo, perché siamo e non solo perché facciamo, di essere oggetto di un rispetto attivo e non di indifferenza. Forse in fondo è a questa esigenza naturale di rapporti esatti e giusti che, a volte inconsapevolmente, non vogliamo rinunciare.

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