Il secondo sondaggio realizzato da Antonio Noto per Il Sussidiario riguarda Milano. Anche il capoluogo lombardo, infatti, andrà al voto in primavera – crisi sanitaria permettendo – per rieleggere sindaco e consiglio comunale.

Beppe Sala ha chiaramente detto di non aver ancora deciso se ricandidarsi. Questo rinvio, che durerà forse fino a Natale, lascia aperti interrogativi sul futuro della città e agita gli schieramenti in campo, ancora indecisi su cosa fare nel caso di una sua rinuncia.



Possiamo dividere i risultati per tre grandi gruppi di questioni. Il primo gruppo di domande riguardava l’opinione sull’amministrazione uscente, su come gli amministratori in carica hanno fronteggiato in questi ultimi mesi la pandemia e su cosa pensano i milanesi in materia di politiche di restrizione delle libertà personali necessarie per fermare l’avanzata del contagio.



Come è già accaduto per Napoli, il sondaggio rivela l’esistenza di una larghissima maggioranza di favorevoli al lockdown (il 73%, i napoletani lo sono all’80%).

Si spiega anche così la repentina scomparsa per le strade delle città italiane di quelle manifestazioni, assai sovrastimate dai media, che qualche settimana fa avevano preoccupato non poco. Il dato è confermato da un giudizio positivo sull’operato del sindaco Sala in questi mesi (52%), che però registra una perdita secca di oltre 12 punti rispetto al giudizio marcatamente positivo (64%) raccolto sull’operato complessivo della sua giunta negli ultimi 5 anni.



Il secondo gruppo di risposte riguarda la fotografia dei rapporti di forza tra i principali schieramenti in campo. Il quadro ovviamente rimanda in particolare allo scenario di una elezione amministrativa senza Sala. Anche in questo caso – come è emerso per Napoli – i due schieramenti sono molto vicini, nel nostro caso con una prevalenza del centro-destra. Se però contiamo le preferenze raccolte dal Movimento 5 Stelle all’interno del perimetro del centro-sinistra le due coalizioni si equivalgono (47% a 48%). Alla luce di questi dati non rimane al centrosinistra molto altro da fare che essere more persuasive nei confronti del sindaco uscente affinché superi ogni dubbio e si decida ad accettare la ricandidatura.

Il terzo gruppo riguarda invece lo scenario – oggettivamente ancora in una fase molto iniziale – del quadro dei possibili candidati a sindaco. Qui i discorsi per i due schieramenti prendono strade molto diverse. Per la coalizione che si collega all’attuale maggioranza di governo emerge un problema serio, cioè l’impreparazione della giovane squadra di amministratori cresciuta sotto l’ala protettiva del sindaco a prenderne il posto. Appare troppo bassa la notorietà e, quello che più conta, il grado di fiducia richiesta (tutti sotto il 50%) per fare meglio del sindaco uscente (tutti sotto il 30%). Nessuno dei giovani leoni, espressione del Pd metropolitano, ha conquistato la necessaria sufficienza.

Questa situazione costringe ancora una volta il centro-sinistra a percorrere la strada di una candidatura civica e indipendente. La figura che più corrisponde a questo identikit è quella di Tito Boeri (79% di notorietà, 62% di fiducia, 40% che ritiene farà meglio di Sala). Boeri è un noto economista, appartiene a una storica famiglia socialista milanese, è stato presidente dell’Inps durante i governi Renzi e Gentiloni, e ha condotto in questi anni una forte battaglia per un uso migliore della spesa pubblica e per superare le storture della burocrazia italiana. Interpreta al meglio, in continuità con Pisapia e Sala, l’immagine di una sinistra meneghina più moderna e autonoma dai vertici nazionali, una figura indipendente e con una storia professionale autorevole, così come è richiesto dall’elettorato progressista cittadino.

Anche per il centrodestra vi è la necessità di scegliere una figura con un profilo civico autonomo e con una storia personale ben riconosciuta in città. Le due figure che sembrano poter competere seriamente per la vittoria finale sono Ferruccio Resta (38% notorietà, 46% di fiducia), attuale rettore del Politecnico, e Maurizio Lupi (70% di notorietà, 44% di fiducia), ex assessore e figura di punta dell’ala moderata del centro-destra, che ha maturato in questi anni popolarità e rispetto. In una competizione comunque segnata dal comportamento della parte centrale dell’elettorato la loro “moderazione” li rende senz’altro competitivi.

Nel sondaggio si è inserito anche Silvio Berlusconi. Si è parlato in queste settimane di una sua candidatura per il Comune di Milano e quindi non è stata una scelta campata per aria. Berlusconi raggiunge il tetto assoluto della notorietà (100%) – sorte simile toccata a Napoli a Bassolino – ma poi crolla nella fiducia (solo uno su 3) e per la diffusa sensazione che Milano con lui sindaco può solo tornare indietro.

Nei principali scontri diretti, simulando un eventuale ballottaggio, Boeri, il miglior candidato del centro-sinistra, pareggia con Lupi (50% a 50%) e perde di misura con Resta (48% a 52%). Tutti gli altri match sono vinti dai candidati del centro-destra.

In conclusione, Beppe Sala è un sindaco molto apprezzato, ma se non si ricandida il centrosinistra rischia di perdere. L’unica certezza in questo sondaggio è che gli elettori non capirebbero un passo indietro del sindaco uscente, pertanto la sua uscita di scena potrebbe essere percepita come una “debolezza” da parte dello stesso elettorato del centrosinistra.

In termini puramente politici (cioè senza il peso dei candidati) il centrodestra è avanti. Questa dimensione (di quasi parità tra gli schieramenti) determina che al momento non ci sono “candidati” vincenti, la differenza tra i concorrenti è sempre solo di qualche punto. Per il centrosinistra il candidato migliore è Boeri, con gli altri rischia la sconfitta. Per il centrodestra il candidato migliore è Resta, seguito da Lupi.

Insomma, la partita a Milano è più aperta di quello che molti pensano.

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