A “Verissimo Story”, nel pomeriggio di domenica 24 aprile 2022, è stata riproposta l’intervista realizzata nei mesi scorsi a Sonia Bruganelli da Silvia Toffanin. La showgirl ha ricordato la figura paterna: “Mio papà Massimo è stato un papà particolare, che non c’era spesso. Lui lavorava fuori, tanto, tornava la sera. Ma come ci capivamo io e lui, nessun altro”. Quando è morto, era il 1° maggio: “Aveva fatto l’ultimo allenamento, perché lui allenava una squadra di calcio. Quella sera aveva portato le patatine a mia madre. Si è svegliato che non si sentiva bene, ha chiesto a mia mamma di fare una camomilla. Quando lei è tornata a letto, lui era già morto. Da quello che abbiamo saputo, ha avuto un aneurisma dell’aorta”.



Quando è arrivata quella telefonata, io mi sono svegliata e ho detto ‘papà’. Quando sto male vado da lui al cimitero, porto anche mia figlia Silvia, che è l’unica che ha voluto venirci da subito. Lei si mette in braccio al nonno e ci parla. Lo accarezza… Io, quando ci vado da sola, vado da lui e gli parlo. Gli chiedo tante cose, non faccio altro che domandargli un aiuto. Poi, a volte, vado via e mi rendo conto di non avere nemmeno fatto una preghiera per lui”.



SONIA BRUGANELLI: “IL DRAMMA DI MIA FIGLIA SILVIA”

Nel prosieguo di “Verissimo Story”, Sonia Bruganelli ha affrontato il discorso legato ai suoi figli: “Quando è nato Davide mi sono sentita in colpa, perché lo vedevo crescere e stare bene, mentre sua sorella Silvia no. All’ottavo mese di gravidanza ho scoperto in modo anche abbastanza ruvido che Silvia aveva una cardiopatia. L’ecografia stava durando parecchio e mio marito Paolo gli ha chiesto se fosse tutto a posto. Il dottore ha risposto: ‘Insomma… Sua figlia ha una cardiopatia grave, un truncus di livello A, e deve essere operata al cuore appena nata. Se non la operiamo, muore. Sono uscita da quella visita che non sapevo neanche dove sbattere la testa, non avevo reazioni”.



Poi Silvia è nata ed era bellissima, “ma non ho foto di lei perché non mi volevo affezionare per paura di perderla. Aveva tanto afflusso di sangue, era tutta rosa coi riccetti biondi”. Dopo l’operazione “ha avuto danni motori e ha avuto sempre difficoltà a intrecciare le mani. I suoi danni sono dovuti all’ipossia avuta a sette giorni dall’intervento. La sera prima che lei avesse questo infarto, la vedevo che era grigia, in terapia intensiva: i medici dicevano che stava bene, che aveva valori perfetti. Poi, il malore si è verificato durante un cambio turno tra medici e l’ipossia è durata molto. Non abbiamo fatto denuncia perché questo cardiochirurgo è morto due mesi dopo per un tumore al pancreas”.