La storia di Sonia Di Giuseppe è purtroppo familiare e comune a molte, troppe donne italiane, vittime di violenza tra le mura domestiche, quelle stesse mura che dovrebbero offrire loro amore, riparo e sicurezza. Nell’ottobre del 2013 il marito provò a violentarla, ma lei riuscì a impedirglielo e lo denunciò: per l’uomo scattarono le manette, ma quella non fu che la punta di un macroscopico iceberg, fatto di umiliazioni continue. “In sei anni ho denunciato più volte, ma non mi ha ascoltato nessuno – ha dichiarato Sonia a ‘Storie Italiane’ –. Neppure lui si è limitato: mi telefonava malgrado avesse il divieto, mi portava la spesa sotto casa…”. Prima di essere arrestato, l’uomo, stando a quanto raccontato dalla donna a Fanpage, avrebbe provato a costringere la sua consorte a prostituirsi (senza riuscirci) e l’ha obbligata a fare l’amore in luoghi pubblici per suo piacere personale. “Mi ha azzerato, umiliato e schiacciato la mia personalità con i suoi ordini e le sue regole. La sua violenza era principalmente psicologica, io non sapevo più chi ero. Mi ero convinta che quella fosse la vita vera. Una prigionia continua, per anni non sono mai uscita di casa senza il suo permesso”. Sonia ha provato paura e per molto tempo ha dormito con un coltello nascosto sotto il cuscino, a causa dei numerosi conflitti avuti con il marito. Quando l’incubo sembrava lontano o, perlomeno, dietro le sbarre, l’amara scoperta: condannato a una pena di sette anni, dopo soli sette mesi e pochi giorni l’uomo è uscito dal carcere. Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, senza l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico. “Ora vive a 50 metri da me, l’ho già incrociato per strada anche se non potrebbe uscire. Denunciarlo di nuovo? Sì, ma questa volta aiutatemi per davvero”.



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