L’omicidio di Sonia Nacci, 43enne di Ceglie Messapica che ha perso la vita il 22 dicembre 2020 in seguito a un violento pestaggio, sarebbe avvenuto nell’ambito del commercio di sostanze stupefacenti e tutti gli odierni imputati avrebbero preso parte alle percosse mortali. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna emessa lo scorso 5 ottobre dai giudici della Corte di Assise del tribunale di Brindisi al termine del processo di primo grado nei confronti di tre persone accusate di omicidio aggravato in concorso.
Come ricorda il “Nuovo Quotidiano di Puglia”, si tratta di “Giovanni e Christian Vacca, rispettivamente padre e figlio di 42 e 22 anni, e Daniela Santoro, 38enne compagna di Vacca all’epoca dei fatti. L’ex coppia è stata condannata a 23 anni e 8 mesi di reclusione. Al momento, l’uomo si trova agli arresti domiciliari. […] La donna, invece, è a piede libero. L’unico a trovarsi in carcere è Christian Vacca, condannato a 14 anni di reclusione e assistito dallo stesso pool difensivo del padre”.
OMICIDIO SONIA NACCI: LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI PRIMO GRADO
Secondo la Corte d’Assise, il dato certo da cui partire è contenuto “nelle dichiarazioni della vittima, che aveva riferito al personale medico di essere stata aggredita da tre persone”. In tal senso, i giudici scrivono che “le testimonianze obbligano ad affermare, senza tema di smentita, che tutti gli odierni imputati parteciparono al pestaggio mortale in danno di Sonia Nacci mediante il ricorso a calci, a colpi violenti inferti con una mazzetta contro l’addome e all’urto del cranio della vittima sul terreno. Invero, a tal proposito, occorre anzitutto valorizzare le dichiarazioni immediatamente rese dalla vittima al medico del servizio 118, al momento del suo intervento, perché si è già avuto modo di evidenziare come quest’ultimo abbia affermato di aver appreso dalla vittima che la sua aggressione fosse stata consumata da tre persone”.
La causa della morte di Sonia Nacci, com’è emerso dall’autopsia effettuata dal medico legale, Giuliano Saltarelli, “è da attribuirsi, in base alle conclusioni delle consulenze medico legali del pubblico ministero e della difesa, all’entità delle lesioni riportate, tali da determinare ‘un’insufficienza cardio-respiratoria terminale secondaria a choc traumatico a larga componente emorragica da rottura della milza’”.