Nessuno ricorda più i tanti morti e la grande paura di una epidemia che potesse colpire anche l’Europa quando nel 2014 in Sierra Leone scoppiò il caso del virus Ebola. Morti ovunque nella popolazione locale, ma anche medici e infermieri corsi sul luogo per prestare aiuto. Alla fine le vittime furono 4mila. Tra questi la scozzese Pauline Cafferkey, soprannominata “Ebola nurse”, cioè infermiera dell’ebola. La donna era stata colpita dal virus una prima volta mentre lavorava nel paese africano, in missione con l’associazione ong Save the Children insieme ad altre trenta persone del servizio sanitario inglese. Pauline era stata male durante il volo che la riportava in Inghilterra, risultando così la prima persona colpita dall’ebola nel paese britannico.
L’INFERMIERA SOPRAVVISSUTA ALL’EBOLA
Secondo le testimonianze dell’epoca, avrebbe contratto la malattia nel posto più insospettabile, dove infatti si era recata senza protezione: la messa di Natale. Guarita, aveva avuto una ricaduta per lo stesso virus un anno dopo. Ma alla fine ne è uscita fuori. Tanto che oggi torna all’onore delle cronache finalmente per una bella notizia: è diventata madre di due gemelle. La donna, 43 anni, è sposata con il regista e attivista per i diritti delle persone diversamente abbili Robert Softley Gale che ha dato la notizia: “Questo dimostra che c’è vita dopo l’Ebola.Voglio ringraziare lo staff del servizio sanitario nazionale britannico che mi ha assistito da quando mi sono ammalata per la prima volta, nel 2014, fino al parto, questa settimana”. L’infermiera nonostante il grave rischio corso, non ha però mai spesso di pensare agli ultimi: nel 2017 è tornata ancora in Sierra Leone per assistere i bambini rimasti orfani a causa del virus