Due persone sono state iscritte sul registro degli indagati a seguito della morte delle due sorelline nel camping di Marina di Massa, la piccola di 3 anni e la ragazzina di 14 (residenti a Torino), schiacciate domenica nella loro tenda dopo la caduta di un albero di grosse dimensioni. Stando a quanto riferito dai colleghi de La Stampa in data odierna, 2 settembre 2020, il gestore del camping Verde Mare, in provincia di Massa Carrara, e la mamma delle due vittime, risulterebbero essere indagati per omicidio colposo. Nella giornata di oggi, nel frattempo, i cadaveri delle due giovani vittime verranno esaminati attentamente tramite autopsia, come disposto dalla procura che indaga, anche se non vi sembrerebbero essere dubbi in merito al motivo della loro morte. Nella mattinata di ieri, invece, c’è stato un sopralluogo sul luogo dove sono morte Jannat e Malak, da parte dell’agronomo incaricato dalla procura per analizzare la pianta poi crollata. Come scrive Il Fatto Quotidiano in data 1 settembre, si vuole cercare di capire se la caduta sia stata provocata dal forte vento che si è abbattuto sulla zona nella giornata di domenica, oppure, se da imputare al fatto che lo stesso albero fosse marcio e quindi destinato prima o poi a cadere indipendentemente dalle condizioni meteo. Secondo numerosi fonti, al momento sarebbero iscritti sul registro degli indagati solo i due gestori del camping: rimaniamo in attesa di ulteriori aggiornamenti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SORELLINE MORTE A MARINA DI MASSA: “L’ALBERO ERA MARCIO: DOVEVA ESSERE TAGLIATO PRIMA”

Ha commosso l’Italia intera la tragedia delle due sorelline morte a Marina di Massa schiacciate da un albero caduto a causa del vento. Adesso emerge però un’ipotesi clamorosa: l’albero che ha ucciso Malak e Jannat era marcio da tempo e forse sarebbe caduto lo stesso, anche da solo. A sottolinearlo sono stati diversi esperti notando le radici completamente secche dell’albero. Una tesi confermata anche dal padre delle due bambine di 14 e 3 anni, Hicham Lassiri, intervistato da La Stampa ha commentato: “Ho visto le mie due figlie sdraiate sul lettino dell’obitorio una accanto all’altra: sembravano due angeli addormentati. Io lo so, andranno sicuramente in paradiso. Ma intanto spero che qui sulla terra sia fatta giustizia, perché quell’albero non doveva cadere addosso a loro. Era tutto marcio e doveva essere tagliato prima. Io non voglio accusare nessuno, ci sono le indagini per questo. Chiedo solo giustizia e verità”.



SORELLINE SCHIACCIATE DA UN ALBERO A MARINA DI MASSA

Il papà delle sorelline morte al campeggio di Marina di Massa ha ricostruito quei tragici frangenti: “Ci ha svegliato il rumore del vento. Un boato. Dopo pochi secondi è caduto l’albero. Jannat, la piccolina, non la vedevo. Mi sono avvicinato a Malak che aveva un taglio sulla fronte e mi diceva ‘Papà non riesco a respirare, non ce la faccio’. Io le ho risposto: Non mi lasciare, ti prego non mi lasciare ma lei mi ha guardato e ha detto ‘Non posso. Vi voglio bene’. Queste sono state le sue ultime parole. Poi è svenuta e non si è più svegliata”. L’uomo ha aggiunto di non sentirsela “di tornare al campeggio e vedere i giochi e i vestiti sparpagliati delle mie bambine. Ci sono tornato domenica pomeriggio per riprendere mio figlio che avevamo lasciato lì in compagnia mentre io e mia moglie eravamo all’ospedale. Siamo arrivati alle 4 e ho visto che stavano tagliando alcuni alberi. Allora mi chiedo: forse quegli alberi andavano tagliati prima? Forse anche l’albero che è caduto addosso alle mie figlie andava tagliato prima? Non c’è stata una tromba d’aria, solo un vento forte. Spero che si scopra la verità. “Ora io mi domando: si può morire per un albero?”.

Leggi anche

Leonardo Mendolicchio, chi è lo psichiatra a Le Iene presentano: La Cura/ La storia e la carriera