Marcello Sorgi svela un retroscena sull’inchiesta di Mani Pulite che riguarda Antonio Di Pietro. Lo fa a L’Aria che tira, parlando di un incontro tra l’allora magistrato e il console statunitense a Milano. Quattro mesi prima di arrestare Mario Chiesa, andò a trovarlo: «Gli disse che avrebbero arrestato un personaggio di seconda fila ma poi sarebbe arrivato a Craxi, Andreotti e Forlani». Il giornalista spiega che ancora oggi non è chiaro il motivo per il quale rivelò un segreto istruttorio al console americano che poi parlò con l’ambasciatore a Roma.



«Non gli credette, gli disse che parlava ogni giorno con Craxi, Andreotti, Forlani e Cossiga che era presidente della Repubblica e diceva che erano tranquilli. Sta sui documenti della Cia che sono stati desecretati», aggiunge Sorgi nello studio di Myrta Merlino. Il console in questione era Peter Semler. «Di Pietro aveva ben chiaro dove le indagini avrebbero portato. Da Di Pietro, da altri giudici e dal cardinale di Milano seppi che qualcosa covava sotto la cenere. Eravamo informati molto bene», sono le parole di Semler raccolte nel 2012 da La Stampa.



IL RETROSCENA DI SORGI SU MANI PULITE

Peter Semler al quotidiano piemontese raccontò anche che rapporti aveva con il pool di Mani Pulite. «Incontrai più giudici di Milano, c’era un rapporto di amicizia con loro ma non cercavo di conoscere segreti legali. Erano miei amici. Ci vedevamo in luoghi diversi. Di Pietro mi piacque molto». Parole a cui Antonio Di Pietro rispose spiegando che il console era stato impreciso, come sulle rivelazioni riportate anche oggi da Marcello Sorgi.

«Nel novembre 1991 non potevo anticipargli il coinvolgimento dei vertici di Dc e Psi perché, in quel novembre, già indagavo su Mario Chiesa ma non avevo idea di dove saremmo andati a parare. Nel novembre 1991 non potevo anticipargli ciò che non sapevo», disse nel 2012 Antonio Di Pietro, il quale sostenne di non aver mai violato il segreto istruttorio. In merito agli incontri con Peter Semler spiegò: «Perché lo incontravo? Perché lo desiderava, faceva il suo lavoro. Voleva capire e infatti capì perfettamente, a differenza di altri suoi connazionali. E incontrò un sacco di altre persone».