Arriva anche in Italia la decisione di sospendere in via precauzionale su tutto il territorio la somministrazione del vaccino AstraZeneca. La decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in seguito a un colloquio fra il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza, che si era confrontato con altri Paesi europei allineati sulla stessa decisione: in primis, Francia, Germania, Spagna. A cui si sono aggiunti Olanda, Lussemburgo e altri Paesi europei. Sarà l’agenzia regolatoria europea a esprimersi dopo aver raccolto i dati della farmacovigilanza e dopo aver valutato i dati clinico-biologici e patologici. Il parere dell’Ema è atteso per giovedì. Presentati intanto anche i dati sui vaccini Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson, considerati sicuri ed efficaci anche sulle varianti. Come interpretare questa decisione? Una scelta cautelativa presa sulla scia degli altri Paesi europei? E cosa aspettarci dall’esame dei dati all’analisi dell’agenzia europea? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.



Professore, il vaccino AstraZeneca è stato sospeso in via precauzionale in tutta Italia. Come mai questa decisione?

Io credo che sia un effetto domino, di una scelta che a questo punto era opportuna. È una scelta precauzionale, che forse rende più sereni, nel senso che in questo momento chi stava per vaccinarsi con AstraZeneca lo faceva con molti timori.



E ci sono state migliaia di diserzioni.

Esatto. Meglio mettere un punto fermo, nella speranza di “scagionare” il vaccino dall’ipotesi di recare danni gravi, come spero che avverrà. Casi come quelli che sono avvenuti li hanno determinati anche gli altri vaccini, le trombosi venose sono frequentissime nella popolazione, è chiaro che in una vaccinazione di massa finisce che vengano messe in evidenza per via dell’attenzione spasmodica che c’è sempre verso le vaccinazioni e verso una correlazione o un’ipotetica correlazione di questi eventi col vaccino.

È una questione che non riguarda solo AstraZeneca?



Riguarda anche gli altri vaccini. All’8 marzo AstraZeneca contava 15 trombosi venose e 22 embolie polmonari, però mi consta che anche gli altri abbiano avuto cifre numericamente irrisorie di casi: qualcuno più qualcuno meno, ma parliamo sempre di decine di casi.

Una decisione, quella del governo, dovuta anche al fatto che regioni come il Piemonte avevano iniziato a muoversi autonomamente?

Sì, è meglio una azione coordinata e coordinata con l’Europa, quindi un’azione auspicabilmente rapida dell’Ema che in qualche modo ci permetta di rassicurare i cittadini.

Quali sono gli scenari? Cosa succederebbe se il sospetto venisse confermato?

Che avremmo milioni di dosi da buttare, sarebbe un disastro per la campagna vaccinale, come minimo allungherebbe i tempi della vaccinazione. L’Ema prenderà in mano la cosa, l’ha già presa in mano, l’8 marzo aveva fornito rassicurazioni. Aspettiamo: io spero che a questo punto sia una decisione veloce e un grande sforzo coordinato delle agenzie nazionali insieme a Ema.

Prima dello stop tutti dicevano: non c’è correlazione fra eventi avversi e vaccino. Ora che cosa dobbiamo pensare?

Che ancora non c’è correlazione, ma c’è questa precauzione che è stata presa.

Una mossa cautelativa anche per lo Stato che somministra?

Esatto, effettivamente c’è già questa alea negativa sui vaccini, se non si dà questa rassicurazione non se ne esce. È chiaro però che anche noi non possiamo pensare che ci sia rischio zero.

Cioè?

Quando mandi in guerra delle persone – perché questa è una guerra e quella della vaccinazione è una grande battaglia – non puoi pensare che ci sia rischio zero. Bisogna dare le migliori garanzie possibili, ma sappiamo che ci esponiamo a dei rischi. Con i farmaci siamo disposti ad accettare questi rischi, anche farmaci di uso comune hanno eventi avversi rilevanti, ma li assumiamo perché in quel momento stiamo male.

Anche nel Regno Unito ci sono stati eventi avversi e morti, perché non è diventato un caso?

Sì, certo, ma sono morti che non sono considerate correlate col vaccino. Ed è quello che secondo me succederà anche dopo la revisione da parte di Ema, ma a questo punto è stata fatta questa scelta, che ha la sua logica. Non è facile il risultato comunicazionale, è auspicabile che la decisione venga recepita in quest’ottica tranquillizzante.

È una mossa cautelativa che gioca d’anticipo?

Esatto.

Le persone già vaccinate con la prima dose cosa faranno?

Secondo me si arriverà a una definizione prima della seconda dose, la risposta dovrebbe essere rapida.

(Emanuela Giacca) 

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