Stendhal definì il Teatro Argentina «la più bella sala al mondo» ed è lì che l’Accademia Filarmonica Romana ha iniziato, nella stagione del suo bicentenario, il 20 gennaio, la propria serie cameristica con una proposta eccezionale: l’integrale dei quindici quartetti per archi di Dmitrij Šostakovič, eseguiti, in concerti articolati su tre anni, dal Quartetto Prometeo.
Vincitore della 50ª edizione del Prague Spring International Music Competition nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato insignito anche del Premio Speciale Bärenreiter come migliore esecuzione fedele al testo originale del Quartetto K.590 di Mozart, del Premio Città di Praga come migliore quartetto e del Premio Pro Harmonia Mundi. Nel 1998 è stato eletto complesso residente della Britten Pears Academy di Aldeburgh, nel 1999 ha ricevuto il premio Thomas Infeld dalla Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest per le “straordinarie capacità interpretative per una composizione del repertorio cameristico per archi”, ed è risultato secondo al Concours International de Quatuors di Bordeaux.
Nel 2000 è stato nuovamente insignito del Premio Speciale Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco. Nel 2012 riceve il Leone d’Argento alla Biennale Musica di Venezia. Una formazione, quindi, di grande fama internazionale. Anche per questa ragione, la sala ed i palchi dell’Argentina avevano più pubblico che di solito in questa mesta stagione in cui la pandemia scoraggia il pubblico dall’andare a teatro.
I quindici quartetti per archi costituiscono una parte preziosa della eredità spiritual di Šostakovič il quale considerava «profondamente sbagliato ritenere che nella musica da camera la dimensione delle idee e delle emozioni fosse meno importante che negli altri generi». Al complesso dei quattro strumenti ad arco, affidava i sentimenti più intimi. Šostakovič in persona ha raccontato come nacque il suo primo quartetto nella primavera del 1938: «Dopo la Quinta Sinfonia non ho fatto quasi nulla. Ho scritto soltanto un quartetto, in quattro brevi movimenti. Iniziai senza particolari idee, pensavo che non sarebbe venuto fuori niente. Perché il quartetto è uno dei generi musicali più difficili. La prima pagina la scrissi come una specie di esercizio nella forma quartettistica, senza intenzione di completarlo o pubblicarlo… Ma poi il lavoro mi appassionò e iniziai a scriverlo molto velocemente. Non bisogna cercare una particolare profondità in questo mio primo opus quartettistico. Di carattere è gioioso, allegro, lirico. Io lo chiamerei “primaverile”».
Questo aspetto «gioioso, allegro, lirico» è stato reso perfettamente dal Quartetto Prometeo sin dal primo movimento («moderato») del primo quartetto. Nel secondo movimento (anche esso «moderato») spicca l’assolo iniziale della viola con un tema a carattere popolare eseguito da tutto l’ensemble per finire con l’acuto del violino. Nell’«allegro» viene sottolineato «lo scherzo»
Il programma di sala, ricorda che il secondo quartetto è dedicato al noto compositore e caro amico Vissarion Šebalin (1902-1963), al quale il 6 settembre 1944, in piena guerra, Šostakovič scrisse: «Caro Ronja, qualche giorno fa mi sono ricordato che sono passati esattamente vent’anni da quando ci siamo conosciuti… Oggi ho finito il secondo movimento di un quartetto, che avevo iniziato a comporre […]. Senza fare pausa ho iniziato il terzo movimento (il penultimo). Voglio dedicarti il quartetto per celebrare l’anniversario» (della nostra amicizia). Il quartetto è una suite, costituita da quattro movimenti intitolati: «ouverture», «recitativo», «romanza e valzer», «tema e variazioni». Nell’esecuzione dal Quartetto Prometeo, il primo movimento ha un carattere nazionale e slavo, energico, di sana vitalità, mentre il secondo, nel ritmo di mazurka, è più lirico. L’assolo del primo violino si trasforma in una melodia rasserenata della romanza. Il terzo movimento diventa un affascinante valzer. Nel quarto ed ultimo movimento, entra il tema, esposto dalla viola, una lunga melodia di grande respiro che si trasforma ritmicamente, crescendo nella dinamica e raggiunge potenza e solennità.
Nel terzo quartetto, Šostakovič raggiunge un altissimo livello nell’espressione dell’aspetto tragico della vita. E’ articolato in cinque movimenti. L’«allegretto» iniziale si basa su due temi, uno grazioso e spensierato, l’altro più sereno e cantabile. Nel successivo «moderato con moto» appaiono due immagini assai contrastanti: l’una autoritaria, nervosamente discontinua, e l’altra magicamente scintillante. L’«allegro ma non troppo» è una selvaggia danza- con un tema di voluta volgarità nell’assolo della viola. L’«adagio» successivo è un impressionante requiem. Nel «moderato» conclusivo il tema iniziale poco a poco viene sostituito da uno di ritmo danzante. Al punto culminante torna il tema della passacaglia del quarto movimento e si arriva alle pagine conclusive: il tema del finale si dissolve, salendo sempre più in alto.
Molti applausi, grande successo. Il secondo concerto del ciclo sarà il 5 maggio. Prenotatevi.