Ingerire o inalare sostanze chimiche sul lavoro, non è certamente il massimo per chi svolge l’attività in questi contesti “dannosi” per la propria salute. Per la prima volta dopo quarant’anni d’utilizzo di piombo e diisocianati, il Parlamento europeo sembra essersi accorto della gravità di quest’ultimi.



Entrambe le sostanze chimiche arrecherebbero dei danni di salute ai lavoratori (indipendentemente dal genere maschile o femminile). Quest’ultime, si troverebbero prevalentemente nei luoghi adibiti alle ristrutturazioni degli edifici e nelle fabbriche in cui vengono prodotte batterie e turbine eoliche.

Sostanze chimiche sul lavoro: numeri e rischi

Ogni anno, tra i 50 e 100.000 lavoratori inalano sostanze chimiche sul lavoro (almeno per quel che riguarda il piombo). Se invece parlassimo di diisocianati, la situazione si complicherebbe, dal momento in cui i coinvolti sarebbero 4,2 milioni di impiegati sul campo.



La nuova norma prevede una forte riduzione dell’uso di queste sostanze chimiche, dove gli Stati membri avrebbero dimostrato il loro consenso. In Parlamento anche i riscontri sono stati positivi: 589 voti a favore, 10 contrari e 40 astensioni.

L’obiettivo è quello di prevenire, ridurre ed evitare a tutti i costi, che i lavoratori (uomini e donne), possano subire dei malesseri a livello di salute, dato che i dati dimostrano come piombo e diisocianati potrebbero danneggiare il sistema nervoso, comportare conseguenze allo sviluppo del feto, e far ammalare cuore, reni e sangue.

I limiti dovranno essere esposti al fine di salvaguardare i lavoratori (vedesi i problemi recenti di Shein), e i valori aggiornati dovrebbero essere fissati a massimo 0,03 mg/m e il valore del limite biologico a 15 µg/100 ml.



Le nuove valutazioni

La Commissione Europea dovrebbe prendere atto delle nuove valutazioni, tenendo conto delle lavoratrici donne in età feconda e dei lavoratori che per tantissimo tempo (parliamo di anni), hanno inalato piombo (che ora sarà contenuto in grandi quantità nel sangue).

La rivalutazione dovrà avvenire in un tempo massimo di cinque anni, prevedendo disposizioni mediche (per accertarsi della salute dei lavoratori), e assicurarsi che il valore dei diisocianati non sia “pericoloso”, causando malattie respiratorie (come l’asma), o reazioni allergiche.