Le imprese italiane, in un contesto macroeconomico complicato da anni di conseguenze derivanti dalla pandemia, blocchi a vari livelli della logistica, ed un presente dove l’incremento dei costi di materie prime ed energia rende in molti casi la produzione antieconomica, come se ciò non bastasse, si trovano oggi ad interrogarsi su quali strumenti siano necessari riguardo al tema della “sostenibilità”, pena non essere più competitive nel giro di pochi anni.
Il mercato dei consulenti che offrono supporto sui temi di sostenibilità è letteralmente esploso sulla scorta dei dettami derivanti dall’Agenda 2030 e di una sempre più grande attenzione da parte del mercato e dei media.
Normalmente, il primo approccio che viene proposto all’imprenditore è quello di dotarsi di qualche forma di certificazione sulla sostenibilità. In merito, è bene fare chiarezza sul fatto che non esiste oggi uno standard unico per misurare le performance di sostenibilità integrale di tutti gli aspetti di un’azienda a livello sia di processi che di prodotto, il che è un terreno fertile al proliferare di certificazioni e attestazioni aziendali spesso prive di sottostanti strutturati e difendibili.
Nell’attesa di vedere una completa standardizzazione delle attestazioni di sostenibilità a livello internazionale, adottare un approccio limitato ad un solo aspetto della sostenibilità, quasi sempre ambientale, seppur inspirata da standard internazionalmente riconosciuti, è di per sé destinato a portare uno scarso valore aggiunto all’impresa se non inserito in un percorso di miglioramento globale della sostenibilità in ottica non solo ambientale ma anche sociale e di governance: i famosi criteri Esg (Environment, Social, Governance).
Pur riconoscendo che la misurazione iniziale delle performance di “sostenibilità” sia un passo fondamentale per la progettazione di un percorso vincente, non può di per sé essere considerato il punto di arrivo, bensì il punto di partenza di un viaggio verso una maggior competitività della propria azienda. Tale approccio porta risultati tangibili anche da un punto di vista dei risultati economici e finanziari (come molte ricerche oggi dimostrano); in aggiunta, il costo di rimanere fuori da una pianificazione strategica che contempli con adeguata importanza una strategia sulla sostenibilità aziendale è talmente elevato che non può essere sostenuto da nessuna azienda che progetta di essere sul mercato nei prossimi dieci anni.
Nel presente contributo si è voluto fornire un’analisi degli elementi più significativi ai quali è necessario fare riferimento nella pianificazione della sostenibilità aziendale, improntando i ragionamenti non tanto sugli alti principi ispiratori della stessa, bensì su quei fattori che possono portare un tangibile ritorno, anche nel breve periodo, sul valore economico aziendale.
Prima di entrare nel merito è necessario prendere contezza che nell’ultimo ventennio le aziende che sono state effettivamente in grado di competere e generare valore per i propri stakeholders sono state quelle maggiormente dinamiche, in costante evoluzione, capaci di adeguarsi ed anticipare il cambiamento, il cui capitale è aperto ad investitori istituzionali, finanziari ed industriali per cogliere opportunità di crescita ed evoluzione. In un tale contesto la capacità dell’imprenditore di creare un modello di business che sia attrattivo per gli investitori terzi e per i finanziatori è risultato fondamentale per il successo. Ebbene, oggi il valore di un’azienda è fortemente dipendente dalle strategie che sono state attuate sul tema della sostenibilità.
In particolare, il tema degli Esg è diventato nell’ultimo periodo centrale nel mondo degli investitori finanziari e delle banche. Con specifico riferimento a queste ultime si evidenzia che gli aspetti Esg possono incidere sulle performance finanziarie delle banche in condizione anche dell’esposizione nei confronti delle controparti finanziate e degli asset investiti.
Negli ultimi anni vi sono stati vari studi e ricerche (in tal senso molto apprezzabile il documento di ricerca emanato dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti il 3 febbraio 2022), che hanno approfondito il legame tra gli Esg, il costo del capitale e la redditività aziendale. L‘interconnessione di questi tre elementi può far comprendere il tangibile valore nel breve, medio e lungo periodo di una giusta strategia Esg per gli imprenditori.
Le aziende che hanno migliori performance in termini di sostenibilità hanno non solo un miglior accesso al credito, ma anche un costo dello stesso significativamente più basso, e questo si traduce, e sempre più si tradurrà, in minori oneri finanziari in conto economico e maggior accesso alla finanza, mettendo la società in migliori condizioni di cogliere opportunità di sviluppo. A tale riguardo, gli impatti positivi possibili non sono limitati ai soli green bond (sempre più popolari nell’ultimo periodo), ovvero obbligazioni riservate a finanziare progetti che hanno un impatto positivo sull’ambiente, o altri strumenti finanziari dedicati, bensì in un generale migliore accesso al credito.
Inoltre, le ricerche effettuate e le sempre maggiori evidenze raccolte, dimostrano che le società che hanno una chiara strategia Esg vedono una maggior crescita, riducono i costi (pensiamo al tema attuale dei costi energetici), hanno una maggior produttività del personale ed ottimizzano gli investimenti.
L’effetto di questo circolo virtuoso innescato da un particolare focus sull’Esg comporta che le aziende strutturate in tal senso siano più attrattive per il mercato degli investitori, che non solo saranno più attratti da questa tipologia di azienda, bensì saranno disposti a corrispondere un valore significativamente più alto per un ingresso nel capitale. Ciò è correlato al fatto che un investitore richiederà un rendimento maggiore per un’azienda rischiosa e quindi sarà disponibile a pagarla meno per vedere remunerato il proprio rischio; una azienda senza una chiara politica Esg è sicuramente maggiormente esposta ai rischi. Inoltre, la gestione strategica della sostenibilità aziendale incide sul valore di un’azienda, non solo in quanto vengono ridotti i rischi operativi, ma soprattutto per gli impatti diretti che vi sono sui flussi di cassa (pensiamo alla riduzione degli oneri finanziari, dei costi, della produttiva del personale) che vengono significativamente migliorati. Ovviamente l’incremento del flusso di cassa porta un incremento diretto sul valore dell’azienda.
In conclusione, se da una parte oggi non è più possibile non mettere tra le colonne portanti della strategia aziendale un focus sui temi Esg, pena l’uscita dal mercato, dall’altra parte per coloro che sapranno cogliere l’opportunità vi sarà un certo ritorno dell’investimento in termini di performance economica e finanziaria dell’azienda e di appetibilità della stessa sul mercato.
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