Ci siamo lasciati alle spalle un anno pieno di accadimenti che avranno impatti notevoli in quello iniziato. Porterà con sé una nuova narrazione dell’economia di mercato grazie alla maggior consapevolezza nelle persone della necessità di affrontare le grandi sfide contro i cambiamenti climatici, le diseguaglianze sociali, la corruzione, l’evasione fiscale, la violazione dei diritti umani e della democrazia.



Tra le grandi sfide da affrontare per i prossimi dieci anni vi è quella della sostenibilità economica ma anche sociale e ambientale di cui ormai, oltre ai cittadini, hanno preso atto anche i governanti a seguito dei vari movimenti e manifestazioni che si sono avuti nel corso del 2019. Alcuni eventi dello scorso anno hanno confermato come il modello economico tradizionale debba essere abbandonato a favore di una nuova cultura di impresa e di un’economia più etica. Emerge l’idea che i modelli economici mainstream sono da considerarsi più dissipativi rispetto all’interesse generale.



A inizio 2019 Larry Fink, Ceo di BlackRock, primo fondo mondiale per volumi di asset, in una lettera agli azionisti ribadiva che la missione sociale di un’azienda è essenziale per far aumentare i profitti. Basti poi ricordare anche il movimento Fridays for Future legato alla giovane attivista Greta Thunberg, o l’incontro annuale della Business Roundtable, l’associazione che riunisce gli amministratori delegati delle maggiori società statunitensi, durante il quale si è assunto l’impegno a generare valore, non solo per gli azionisti, ma per tutti i portatori di interesse. Da non dimenticare anche il monito di papa Francesco secondo cui “il mondo cambia non se qualcuno fa i miracoli, ma se tutti ogni giorno fanno quello che devono fare”: così anche all’interno della Chiesa cresce il dibattito intorno ai principi di una cultura dell’economia sociale e di mercato che avrà il suo apice durante l’evento internazionale «The Economy of Francesco» in programma ad Assisi quest’anno.



Un ruolo fondamentale sarà quello dell’economia sociale e solidale in cui tema centrale è l’attenzione alla persona e all’ambiente. Le imprese saranno più coinvolte nel porre le persone e l’ambiente al centro del loro modo di operare anteponendo valori etici alla logica del profitto. Oltre alla sensibilità dell’opinione pubblica anche i bilanci delle società saranno orientati, così come emerge dall’indagine annuale del Sole 24 Ore-Plus24, da principi di sostenibilità e dai criteri Esg (Environmental, Social, Governance) con adozione di policy e strategie formalizzate al fine di avere obiettivi di crescita nel lungo periodo, di ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici e per avere consenso sui territori in cui operano.

Le imprese for profit e orientate alla sostenibilità operano con l’obiettivo di generare sì profitti, ma anche benefici sociali e ambientali. Il profitto non può più rappresentare il fine ultimo, ma al contrario può essere uno strumento per l’inclusione delle persone, la difesa del lavoro, una distribuzione più equa delle risorse, una riduzione delle esternalità negative prodotte. L’idea del modello tradizionale rappresentato dall’impresa di capitali orientata esclusivamente agli interessi degli azionisti non trova più consenso unanime, ma emerge l’idea di un pluralismo delle forme di impresa, dalle imprese sociali alle società benefit, che hanno tra le loro finalità quelle di soddisfare i bisogni delle persone e non solo trarre profitti, come  alternativa al sistema economico tradizionale.

L’economia sociale e solidale offre modelli di sviluppo locale sostenibili, una diversa attenzione al lavoro, una risposta ai bisogni latenti delle persone e a problemi sociali come la cura degli anziani, i giovani senza lavoro, le periferie degradate.

Tra le varie problematiche emerse nel 2019, in particolare l’emergenza climatica è stata dichiarata ufficialmente da centinaia di città in tutto il mondo per sottolineare il proprio impegno nella promozione di politiche a favore dell’ambiente. E non solo Comuni, ma anche Regioni e interi Paesi, prima tra tutti la Gran Bretagna. Questa dichiarazione è stata promossa anche da enti pubblici e privati, da diverse università e addirittura da papa Francesco e dal Parlamento europeo.

A livello europeo è stato programmato il Green New Deal con il quale l’Europa vuole diventare leader nella transizione verso un’economia a impatto climatico zero, supportando l’attività delle aziende rispettose dei temi legati al clima e le tecnologie pulite in un contesto economico dove è sempre più evidente che il modello di crescita basato sull’utilizzo di combustibili fossili e inquinanti è obsoleto e non sostenibile. Il piano prevederà il rispetto di rigidi standard ambientali per accedere al mercato europeo; nel settore finanziario dovrebbe introdurre nuovi standard per quanto riguarda i green bond e i fondi comuni d’investimento Esg.

Il Green New Deal europeo sosterrà e accelererà la transizione dell’industria europea verso un modello sostenibile di crescita inclusiva. Per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare a impatto climatico zero è necessario il completo coinvolgimento dell’industria. Si attende un nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Occorrerà rendere sostenibile il sistema alimentare con l’obiettivo di ridurre significativamente l’uso di pesticidi chimici, nonché l’uso di fertilizzanti e antibiotici. Si punterà a diminuire l’impatto ambientale dei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio intervenendo sui trasporti, lo stoccaggio, l’imballaggio e i rifiuti alimentari. Occorrerà poi preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità, progettare una mobilità sostenibile e intelligente e ricorrere alla produzione di energia pulita economica e sicura.

In Italia da molti anni numerose imprese sono impegnate sul fronte della responsabilità sociale, ma nel 2016 si è voluto dare un’ulteriore spinta alla crescita di imprese responsabili con un primato: l’Italia è stata il primo Stato sovrano al mondo a dotarsi di una legge sulle Società Benefit, che già esistevano in 15 Stati degli Usa e sono oggi una realtà in più di 33 Stati. Sono seguiti poi altri esempi nei Paesi latinoamericani, con Colombia ed Ecuador che hanno introdotto nel loro ordinamento la forma giuridica di Benefit Corporation, equivalente alla Società Benefit italiana. In Europa, oltre all’Italia, anche la Francia ha intrapreso questa strada e nel maggio 2019 con la “Loi Pacte”, che ha previsto per la società di essere gestita nel suo interesse sociale tenendo conto delle sfide sociali e ambientali della sua attività.

Vi è sempre più la consapevolezza del ruolo fondamentale che hanno le imprese nel perseguire uno sviluppo economico più sostenibile. È necessario che anche i governati adottino iniziative con finalità di traghettare i Paesi verso questo nuova era di sviluppo sostenibile. L’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), con l’obiettivo di far collaborare i Parlamenti al fine di frenare la corruzione, promuovere il buon governo e proteggere l’ambiente e conseguire uno sviluppo sostenibile e promuovere la sicurezza, ha approvato nel luglio 2019 due importanti emendamenti: il primo riguardante la raccomandazione ad adottare legislazioni specifiche per la costituzione di società benefit e il secondo finalizzato a promuovere la misurazione d’impatto per le imprese operanti nei settori dell’ambiente, del sociale e in ambito pubblico e la creazione e l’uso di metriche correlate ai Sustainable Development Goal.

L’auspicio per il nuovo anno appena iniziato è che cresca sempre più questa consapevolezza del voler adottare modelli più etici di fare impresa per superare le criticità del paradigma del capitalismo e del neoliberismo, per ridurre le esternalità negative, quali i danni alla salute e all’ambiente, la violazione dei diritti umani, le frodi e l’evasione fiscale.