“La sostenibilità non può essere approcciata in modo parziale o estremizzando solo alcuni aspetti, perché in tal modo diventerebbe un’ideologia. La sostenibilità ha bisogno sempre più di uno sguardo integrale, che tenga conto di tutti i fattori della realtà, e l’ambiente è la realtà in cui viviamo. In questo la Laudato Si’ è stata per noi una grande scoperta, è il documento che risponde meglio alla sfida”. Sul fatto che sia un documento faro ne è assolutamente convinto Fabrizio Piccarolo, direttore generale Fondazione Lombardia per l’ambiente, tanto che oggi l’enciclica sarà al centro di un dibattito all’interno del Forum regionale sullo sviluppo sostenibile promosso da Regione Lombardia. “L’ecologia integrale è la proposta di una visione unitaria che parte dalla persona e guarda all’ambiente in quanto contesto che ruota attorno alla persona”.



Perché è importante un Forum regionale per lo sviluppo sostenibile?

E’ importante per fare il punto sul contesto di tutte le politiche sulla sostenibilità che emerge dal quadro internazionale ed europeo. Sia l’Onu che la Commissione Ue negli ultimi anni hanno indicato obiettivi nuovi e molto ambiziosi, basti pensare ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 o al New Green Deal. Una regione come la Lombardia, locomotiva d’Italia e uno dei quattro motori d’Europa, non può giocare un ruolo di secondo piano.

Ma questa sfida riguarda solo la questione ambientale?

No, tocca trasversalmente tutti i settori economici e sociali. Ecco perché per raggiungere gli obiettivi ambiziosi della sostenibilità non basta la mossa dei decisori politici e delle amministrazioni pubbliche, ma il coinvolgimento di tutti gli attori della società: cittadini, famiglie, imprese, Terzo settore. Il Forum vuole fare il punto sulle politiche in atto e sulle priorità rispetto agli obiettivi 2030 e 2050, ma anche ascoltare e coinvolgere tutti, perché tutti sono chiamati a compiere questo percorso.

A tal proposito, che cosa ha proposto la Fondazione nell’ambito del Forum?

La Fondazione Lombardia per l’ambiente si è focalizzata soprattutto sugli aspetti culturali ed etici legati allo sviluppo sostenibile. In concreto abbiamo proposto tre eventi. Nel pre-Forum abbiamo organizzato un workshop, in collaborazione con Arpa, sui temi strettamente ambientali e di carattere più scientifico. All’interno del Forum, invece, abbiamo inserito due appuntamenti: un workshop focalizzato sull’educazione ambientale e un evento, in programma oggi, sul rapporto tra etica e sostenibilità a partire dall’enciclica di papa Francesco Laudato Si’.

Quindi, più che un approccio meramente scientifico, quello della Fondazione è un approccio soprattutto culturale. Perché?

La scelta è legata all’attenzione che da sempre la Fondazione riserva all’aspetto culturale e antropologico, nella convinzione che tutte le politiche per la sostenibilità, in particolare in questo frangente storico che ci pone obiettivi molto sfidanti, non possono essere attuate se non accompagnate da un adeguato cambiamento culturale e di comportamenti. La ricerca di fondamenti culturali ed etici è imprescindibile e nella Laudato Si’ abbiamo trovato un punto di riferimento capace di ispirare un’azione vera, reale ed efficace di educazione alla sostenibilità.

Tra i compiti della Fondazione figura l’impegno per favorire l’educazione ambientale. Nell’ottica sussidiaria abbracciata dalla Regione Lombardia, che vuole valorizzare le esperienze dal basso e favorire la consapevolezza di famiglie, imprese e istituzioni locali, come si traduce questo impegno educativo?

L’approccio sussidiario è basilare: le politiche per la sostenibilità sono tanto più efficaci quanto più riescono a coinvolgere in un rapporto di collaborazione tutti i soggetti della società. Non si può fare reale educazione alla sostenibilità se non si parte dalla domanda delle persone e dei territori, sostenendo quello che è in atto. E in Lombardia possiamo contare già moltissimi esempi e moltissime iniziative, a tutti i livelli, non solo rivolte alle scuole, ma ai cittadini in generale. Il nostro compito è valorizzare questa vitalità, non solo offrendo un valore aggiunto più scientifico, ma soprattutto facendo sistema e mettendo tutto in rete. E’ fondamentale diffondere e condividere conoscenze, esperienze e buone pratiche.

Può citare un esempio?

Il modello di scuola alpina realizzato, su progetto europeo, in Valtellina. Abbiamo messo insieme scuole, parchi, comunità montane e comuni, strutturando un percorso didattico che valorizza ogni esperienza che ciascun soggetto del territorio stava già portando avanti in tema di educazione ambientale.

Quanto sono sensibili, consapevoli e fattivi i cittadini lombardi sulle tematiche della sostenibilità?

Lo sono tanto e sempre di più, soprattutto grazie ai giovani. In Lombardia è già in atto il cambiamento culturale necessario per attuare le politiche per la sostenibilità. Registriamo una grande domanda ad essere informati e a conoscere, un forte desiderio di impegnarsi, una diffusa attenzione al territorio in cui si vive e una crescente consapevolezza verso lo sviluppo sostenibile. In questo senso, la Laudato Si’ è uno strumento che dà risposte adeguate a queste esigenze.

Perché la Fondazione dedica grande attenzione ad approfondire i temi dell’enciclica Laudato Si’?

Nell’ambito delle proprie attività, l’educazione ambientale ha sempre avuto un ruolo di rilievo e risponde a uno specifico scopo statutario della Fondazione. E quindi accanto all’attività progettuale che riguarda gli specifici settori ambientali, c’è sempre stata l’attenzione a un’attività di carattere culturale per approfondire, promuovere e alimentare questo tema del rapporto tra uomo e ambiente. Per sostenere l’attività di educazione siamo sempre alla ricerca di fondamenti non solo scientifici, ma anche etico-culturali. Papa Francesco con l’enciclica Laudato Si’, che per noi rappresenta un documento fondamentale, ci dona un punto di riferimento per formulare un pensiero e una proposta culturale strutturata che sia alla base della nostra attività di educazione alla sostenibilità.

Dove sta l’originalità della proposta del Papa?

La sostenibilità non può essere approcciata in modo parziale o estremizzando solo alcuni aspetti, perché in tal modo diventerebbe un’ideologia. La sostenibilità ha bisogno sempre più di uno sguardo integrale, che tenga conto di tutti i fattori della realtà, e l’ambiente è la realtà in cui viviamo. In questo l’enciclica è stata per noi una grande scoperta, è il documento che risponde meglio alla sfida. Ecco perché la stiamo approfondendo da cinque anni a questa parte.

L’ecologia integrale auspicata dal Pontefice è un invito a “educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente”. Quanto è necessario questo cambio culturale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità al 2030 e al 2050?

L’ecologia integrale è la proposta di una visione unitaria che parte dalla persona e guarda all’ambiente in quanto contesto che ruota attorno alla persona. Già Benedetto XVI nella Caritas in veritate aveva posto il tema dell’ecologia integrale, che poi Francesco ha sviluppato nella sua enciclica. L’ecologia integrale è un punto di approccio alla sostenibilità davvero rivoluzionario, perché il problema ambientale, così come la stessa emergenza dell’attuale pandemia, è specchio del problema antropologico che stiamo vivendo. Come dice il Papa, un pianeta malato è il riverbero di un’umanità malata.

Qual è la questione della Laudato Si’ che lei sente più decisiva? E perché?

Pensare che la questione ambientale riguardi soltanto alcuni aspetti della realtà e alcuni settori del sapere si rivelerà inefficace o ideologico. L’enciclica pone al centro la persona e con il termine “ecologia integrale” vuole essere una proposta per un approccio integrale a tutte le discipline e a tutti gli ambiti della realtà, che prende origine dalla concezione del mondo come “creato”, come “dato” all’uomo da Dio. Senza una visione antropologica unitaria non può esserci un approccio corretto alla questione ambientale.

(Marco Biscella)