La corsa contro il tempo per salvare i cinque a bordo del sottomarino Titan disperso nelle profondità dell’Atlantico, durante un viaggio per una visita al relitto del Titanic, è appesa a speranze sempre più flebili. Il problema della riserva di ossigeno prossima all’esaurimento è pressante, alla luce del tempo trascorso e delle difficoltà nelle ricerche in un’area in cui oscurità e vastità sono elementi aggravanti di importanza non secondaria. Nelle ultime ore, i soccorritori avrebbero registrato dei “rumori di colpi” dagli abissi, suoni captati con il sonar ripetuti a intervalli regolari di circa 30 minuti, cosa che farebbe ipotizzare un segnale da parte di possibili sopravvissuti.
Queste “tracce” sarebbero state rilevate proprio nella zona dove il sommergibile è scomparso il 19 giugno scorso e dove si stanno concentrando tutti gli sforzi per consegnare un epilogo positivo a questa drammatica storia. Le attività di ispezione dell’area, che si trova a circa 600 chilometri dalle coste, procedono da mare e da cielo e, secondo i calcoli, agli occupanti del sottomarino resterebbero meno di 30 ore di riserve d’ossigeno. A bordo si troverebbero il pilota di sommergibili Paul-Henry Nargeolet, origine francese e ritenuto uno dei massimi esperti di Titanic, un uomo d’affari pachistano, Shahzada Dawood, e suo figlio Suleman, l’ex pilota aeronautico e miliardario britannico Hamish Harding e Stockton Rush, numero uno della OceanGate Expedistions (la società proprietaria del mezzo). La perdita di contatti con il sottomarino sarebbe avvenuta circa un’ora e 45 minuti dopo la sua immersione in profondità.
Sottomarino disperso, captati rumori nelle profondità dell’Atlantico: è corsa contro il tempo
Ad avvertire dei “colpi nell’area ogni 30 minuti“, dove è scomparso il sottomarino Titan, sarebbe stata la strumentazione di un aereo P-3 coinvolto nella ricerca (velivolo per il pattugliamento marittimo). Per permettere l’esatta localizzazioned della fonte di questi rumori in arrivo dalle profondità dell’Oceano Atlantico, sarebbe stato impegnato un ulteriore sonar che avrebbe sentito “ancora dei colpi”. La Guardia costiera degli Stati Uniti, riporta Ansa, avrebbe confermato l’evidenza di “rumori sottomarini” nell’area di interesse per le ricerche, esattamente dove le squadre di soccorso lavorano al ritrovamento del sommergibile scomparso. La cautela è d’obbligo, sottolinea il primo distretto della Guardia costiera americana via Twitter, perché le attività finora condotte hanno dato esito negativo.
A complicare le cose ci sarebbe un dato su tutti: le riserve di “aria respirabile” a bordo del sommergibile Titan disperso potrebbero esaurirsi intorno alle 11:00 di domani (ora italiana). Tassello dopo tassello, la storia di questa esplorazione segnata dall’ombra della tragedia si arricchisce di nuovi dettagli. Secondo quanto riportato dai media americani, l’ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate, la società proprietaria del sommergibile scomparso, sarebbe stato licenziato dopo aver sollevato preoccupazioni sulla sicurezza. La persona in questione, riferisce la stampa d’oltreoceano, sarebbe David Lochridge, esperto di sottomarini e sommozzatore che aveva iniziato a lavorare per la compagnia nel 2015. L’uomo avrebbe affermato di aver perso il lavoro in OceanGate nel gennaio 2018 dopo aver parlato di “problemi di sicurezza critici riguardanti il progetto sperimentale e non testato del Titan“. In una causa intentata dall’ex direttore contro la società – che sarebbe stata avviata a seguito della denuncia ricevuta dalla stessa per la presunta violazione dell’accordo di riservatezza sui progetti -, Lochridge avrebbe spiegato di aver maturato la sua preoccupazione “in particolare per il rifiuto di OceanGate di condurre test critici e non distruttivi della progettazione sperimentale dello scafo“. A suo dire, riporta Ansa, la compagnia si sarebbe “rifiutata di pagare il costruttore per realizzare un portellone con oblò che soddisfacesse la profondità richiesta di 4mila metri” limitandosi ad una certificazione per soli 1300 metri di profondità.