CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER I FAMILIARI DI SOUMAHORO

La Procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio per l’intera famiglia di Aboubakar Soumahoro, coinvolta nel sistema di cooperative di aiuto ai migranti: chiesto dunque il processo per Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo – moglie e suocera del deputato ex AVS, oggi al Gruppo Misto proprio dopo lo scandalo emerso delle coop “Karibu” e “Consorzio AID” – e pure per i due cognati, fratelli della Murekatete.



Ai domiciliari da ormai più di 4 mesi, i familiari di Soumahoro vedono dunque ora giungere la richiesta di rinvio a giudizio dopo che già nelle prime udienze erano sorte polemiche per via di alcuni commenti e comportamenti degli stessi imputati: la prima udienza preliminare è fissata per l’1 marzo 2024. Alla base delle richieste dopo che fin dal primo momento dell’inchiesta era scattato l’iscrizione nel registro degli indagati, vi sarebbe lo «spregiudicato sistema fraudolento» di gestione delle coop da parte di moglie e madre del deputato eletto con i voti del Partito Democratico alle ultime Elezioni Politiche alla Camera.



LE ACCUSE E IL SISTEMA “FRAUDOLENTO” NELLE COOP DI FAMIGLIA SOUMAHORO

I mancati pagamenti ai dipendenti delle cooperative, i soldi destinati in realtà all’accoglienza migranti utilizzati invece per usi personali, acquisti e vita di lusso sempre con i soldi delle cooperative: queste solo alcune delle accuse lanciate dalla Procura di Latina nella richiesta di rinvio a giudizio sul “sistema della famiglia Soumahoro”. Come riporta “Il Giornale”, a Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo viene imputato di aver utilizzato le carte di credito della Karibu per «caffè, manicure, abbigliamento, arredamento, viaggi e una marea di bonifici per l’altro figlio di Mukamitsindo».



Il giro di soldi sospetto ha portato lo scorso 20 ottobre alla firma del gip Giuseppe Molfetta per la richiesta di arresto domiciliare alle due donne e i due cognati del deputato ex Verdi-Sinistra Italiana. «Struttura delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni non ha fatto niente rispetto all’attività criminale», si legge nell’ordinanza di Latina, con reati ipotizzati che restano bancarotta, frode in pubbliche forniture e autoriciclaggio. In sostanza, dal 2017 al 2022 la famiglia di Aboubakar Soumahoro viene accusata di aver vissuto utilizzando i fondi statali per l’accoglienza: il parlamentare resta escluso dalle indagini, serve sempre ricordarlo, con nessuna accusa né coinvolgimento. Restano le sue parole dopo gli arresti: «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia». Ora l’inchiesta rischia seriamente di andare a processo dove andrà verificato la veridicità o meno di tali ingenti accuse.