È STATO CONDANNATO ABOUBAKAR SOUMAHORO: ECCO PERCHÈ SI PARLA DI MEZZA “GRAZIA”
Aboubakar Soumahoro “mezzo graziato” ma comunque non immune alla possibile decadenza da parlamentare: emerge questo dalla sentenza di condanna della Corte d’Appello di Bologna in merito alle presunte irregolarità sulle spese elettorali che nel 2022 portarono all’ingresso alla Camera nel gruppo di Alleanza Verdi-Sinistra (all’interno della coalizione a guida Pd). Prima di essere cacciato verso il Gruppo Misto – per le arcinote indagini sulle cooperative migranti che coinvolsero la moglie e la suocera – l’ex leader dei braccianti era già stato “attenzionato” da indagini sulle presunte irregolarità nelle rendicontazioni per la campagna elettorale finanziata in vista delle Elezioni Politiche del settembre 2022.
La richiesta di sanzione iniziale dell’accusa era di 40mila euro, ma la decisione finale dei giudici di Bologna (in quanto Soumahoro è stato eletto in uno dei collegi dell’Emilia Romagna con metodo proporzionale) si è attestata sui 25mila euro che il parlamentare oggi nel Misto dovrà restituire secondo sentenza. Se dal punto di vista pecuniario è stato di fatto “mezzo graziato” con una pena assai inferiore della richiesta iniziale, in attesa delle motivazioni che saranno depositate entro i prossimo 90 giorni, la gravitas politica di tale irregolarità potrebbe anche arrivare alle estreme conseguenze di un voto in aula per la sua decadenza. Già nel mirino delle contestazioni politiche per quanto avvenuto (e per quanto lui ha sostenuto in numerose interviste tv) sulla situazione riguardante le coop di famiglia – che gli “valsero” l’abbandono tanto degli alleati Pd che del suo stesso partito, Sinistra Italiana – Soumahoro rischia grosso nei prossimi mesi quando si avrà il pronunciamento definitivo in Cassazione (presso cui con ogni probabilità sarà ricorso lo stesso parlamentare).
GLI SCENARI IN ATTESA DELLA CASSAZIONE: SOUMAHORO RISCHIA LA DECADENZA DA PARLAMENTARE, ECCO IN QUALI CASI
Gli altri partiti alla Camera attendono l’evoluzione dello scenario giudiziario, ma fanno già sapere che il caso verrà relazionato ed eventualmente si potrà arrivare fino al voto in Aula per la decadenza da deputato: secondo quanto la Corte d’Appello già denunciava lo scorso novembre 2023, Soumahoro avrebbe peccato di scarsa trasparenza su tutte le fonti dei finanziamenti in campagna elettorale (specie sul capitolo dei contributi). Non solo, scrivono i giudici all’inizio del dossier aperto sul “caso Soumahoro” alla Camera, il mandatario elettorale non è risultato per nulla tempestivo, ne rituale.
Tante le dimenticanze e le inesattezze che Aboubakar Soumahoro avrebbe dimostrato nelle spese elettorali, dalle quali il deputato ex leader dei braccianti agricoli si è sempre difeso sottolineando che si trattava di irregolarità solo negli aspetti “formali” e che tutti i fondi ricevuti sono stati comunque utilizzati nella campagna elettorale che portò all’elezione nel seggio di Montecitorio. Qualche accusa è decisamente decaduta, il che spiegherebbe l’abbassamento della sanzione, ma resta ancora la Cassazione per dimostrare la sua piena innocenza: qualora non avvenisse, l’eventuale decadenza alla Camera porterebbe anche la perdita di indennità e stipendi, anche quelli arretrati. Gli avvocati di Soumahoro, contattati dall’Adnkronos dopo la sentenza in Appello, hanno spiegato che prima del ricorso in Cassazione servirà capire l’effettiva sentenza uscita ieri: resta come strategia di difesa quella di puntare al parallelo caso politico e giudiziario che vede la Presidente di Regione Sardegna Alessandra Todde accusata per presunti simili reati nelle spese elettorali. Secondo l’avvocato di Soumahoro, Marco Di Lullo, il Collegio Regionale di Garanzia sardo ha già diminuito e ridimensionato le accuse iniziali fatte alla Governatrice M5s, sulla quale comunque permane un potenziale accertamento sulla decadenza.