CASO COOP, LE CONTESTAZIONI A “LADY” SOUMAHORO: PARLA IL GIP
Nel nuovo filone di inchiesta della Procura di Latina sulla gestione delle coop di famiglia Soumahoro, sono emerse le prime contestazioni di reato per la moglie-compagna di Aboubakar: a Liliane Murekatete è contestato che – in concorso con la madre Marie Therese Mukamitsindo e il fratellastro Michel Rukundo (sono 6 in tutto gli indagini sulla coop Karibu, ndr) – «al fine di evadere l’imposta sui redditi e sul valore aggiunto, dall’aprile 2018 a oggi, indicavano – o comunque omettevano di vigilare – elementi passivi fittizi relative all’anno di imposta 2019 utilizzando le fatture relative a operazioni inesistenti emesse dall’associazione di promozione sociale “Jambo Africa” per un imponibile complessivo di 55.701 euro, con Ires dovuta ed evasa pari a complessivi 13.368 euro». Il gip di Latina Giuseppe Molfese nell’ordinanza ufficiale notificata oggi a Liliane (e mostrata dall’Adnkronos) specifica i contorni di una vicenda tutt’altro che marginale: «L’indagine in oggetto ed il correlato procedimento penale ricostruiscono un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015, 2016, 2017, 2018, e 2019 non solo con la specifica finalità evasiva inserendo in dichiarazione costi non deducibili ma altresì per giustificare in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati».
Lo stesso giudice di Latina spiega inoltre che i familiari di Aboubakar Soumahoro – la moglie, la suocera e il cognato – «hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale, a gestione familiare, protratto nel tempo e rivestendo le qualifiche societarie documentate in atti». Alle ”contestazioni fiscali” nei confronti delle cooperative gestite da Marie Therese Mukamatsindo, “i aggiungono «gli allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati – effettiva finalità dei progetti pubblici – come relazionati all’esito delle verifiche ispettive eseguite presso le varie strutture di accoglienza segnalando tra l’altro il sovrannumero di ospiti, le carenti condizioni igieniche, l’assenza di derattizzazione e deblattizzazione, nonché più genericamente la scarsità delle prestazioni fornite», conclude la Procura di Latina. «Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza», è il commento ufficiale di Aboubakar Soumahoro, il quale ribadisce la sua personale «totale estraneità ai fatti contestati sull’indagine della coop Karibù e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno».
INDAGATA ANCHE LA MOGLIE DI SOUMAHORO: SEQUESTRATI 600MILA EURO ALLA COOP DELLA ‘SUOCERA’
Proseguono le indagini della Procura di Latina e del Ministero del Made in Italy sulle cooperative gestite dalla famiglia di Aboubakar Soumahoro, con una novità importante emersa questa mattina: dopo la suocera, risulta ora indagata anche la moglie-compagna Liliane Murekatete nell’ambito dell’inchiesta legata alle coop Karibu e Consorzio Aid. Come già avvenuto con la madre Marie Terese Mukamitsindo – suocera del deputato autosospeso di Verdi e Sinistra Italiana – anche “Lady Soumahoro” risulta indagata per le gestione delle coop di accoglienza migranti che da settimana denunciano la gestione apicale.
«La signora Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita», è il primo commento a caldo di Lorenzo Borrè, legale di Liliane Murekatete. «Mia moglie dimostrerà la sua innocenza», è invece il breve commento del deputato di Verdi e Sinistra, Aboubukar Soumahoro. Non è però l’unica novità che emerge dal profondo lavoro di indagine della Procura laziale: i giudici hanno infatti applicati nei confronti del consiglio di amministrazione della cooperativa Karibu la misura cautelare interdittiva del divieto di contrattare, per un anno, con la pubblica amministrazione e di esercitare per lo stesso periodo imprese e uffici direttivi di persone giuridiche. Tra i destinatari della procedura, ovviamente, anche la suocera di Soumahoro Marie Therese Mukamitsindo. Da ultimo, è stato applicato il sequestro preventivo del presunto “profitto del reato”, «sino alla concorrenza di 639.455,28 nei confronti di un indagato e di 13.368,42 nei confronti di altri due indagati», si legge nelle carte della Procura di Latina.
CAOS COOP SOUMAHORO, I NON CONTROLLI DEL COMUNE DI ROMA
Il gip di Latina, assieme alla Guardia di Finanza, dopo aver risposto il sequestro di oltre 600mila euro alla coop di famiglia Soumahoro scrive che «I provvedimenti sono stati adottati dal gip presso il Tribunale di Latina con riferimento a reati tributari relativi all’emissione ed all’impiego di fatture per operazioni inesistenti, per gli anni di imposta dal 2015 al 2019». Insomma, l’inchiesta sulle coop dei Suoumahoro non sembra affatto “sgonfiarsi”, anzi emergono nuovi dettagli che pongono la posizione di suocera e compagna del deputato AVS sempre più delicata. Dall’inchiesta giornalista di “La Repubblica” sulla vicenda Soumahoro emergono poi ulteriori dettagli in merito al rapporto tra il Comune di Roma e le cooperative di accoglienza migranti gestite da Marie Therese Mukamitsindo: come già avevamo spiegato in questo focus, diversi esponenti dell’opposizione in Campidoglio e Consiglio Regionale Lazio ponevano da tempo diversi sospetti sui bilanci dei fondi erogati dal Comune a guida Centrosinistra nei confronti delle coop di famiglia Soumahoro.
Ebbene, secondo quanto scoperto da “Rep” per quasi 9 anni sono stati elargiti fondi pubblici per i progetti di accoglienza migranti senza però controllare che non vi siano irregolarità. «La cooperativa Karibu ha fatto affari per nove anni con il Campidoglio salvo poi emergere, con i controlli disposti sulla scorta del “clamore mediatico”, che non aveva il Documento unico di regolarità contributiva a posto» denuncia Clemente Pistilli oggi su “La Repubblica”. La coop di Maria Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete ha iniziato ad avere rapporti con il Campidoglio nel 2013, sul finire della giunta Alemanno, poi seguito da Ignazio Marino, Virginia Raggi e Roberto Gualtieri. Documenti, dipendenti, pieno rispetto di tutti i vincoli di sicurezza e trattamento adeguato per gli ospiti e i minori migranti: tanti i punti denunciati ora come “carenti” da tempo, ma nemmeno un controllo effettivo sarebbe stato compiuto. Ora però Il Campidoglio, dopo che la Prefettura di Latina ha tolto alle coop della famiglia di Soumahoro la gestione dei centri di accoglienza, ha deciso «di spostare sette minori che erano ospiti di una struttura di Karibu e sulla cooperativa verranno effettuati ulteriori approfondimenti», conclude “Rep”.