Poco cibo e pure di scarsa qualità? In realtà, il problema è che i migranti ospitati nei centri erano troppo esigenti. Questa la tesi della suocera del deputato Aboubakar Soumahoro. Lo ha sostenuto nell’interrogatorio a cui, su sua richiesta, Marie Therese Mukamitsindo è stata sottoposta il 15 gennaio scorso dai sostituti procuratori della procura di Latina, Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli. «La gestione delle esigenze alimentari degli ospiti era tutt’altro che semplice. Siamo stati costretti spesso a chiamare Polizia o Carabinieri, perché gli ospiti non volevano mangiare il riso italiano», ha dichiarato l’imprenditrice, come riportato da Repubblica.



Inoltre, ha raccontato di essersi recata in diverse occasioni per cucinare all’interno della struttura con le usanze del paese. «Abbiamo fatto di tutto per andare incontro alle esigenze alimentari degli ospiti, comprando persino farina d’arachide e olio di palma in Ghana». Diverso il quadro descritto dagli inquirenti e denunciato da ex dipendenti e ospiti, ma anche rispetto a quanto riscontrato nelle ispezioni nei Centri per l’accoglienza straordinaria (Cas), effettuate dalla prefettura di Latina. Da queste attività emerse che i frigoriferi a volte erano vuoti o contenevano cibo scaduto. Inoltre, gli ambienti erano pieni di muffa e umidità, mancavano riscaldamento e acqua calda, c’era sporcizia ovunque.



“MIGRANTI SCAMBIAVANO OPERATORI PER COLF…”

Alla luce di tutto ciò, gli inquirenti avevano parlato di migranti costretti «in condizioni di totale violazione dei diritti e della dignità di esseri umani». La ricostruzione della suocera di Soumahoro, comunque, non hanno convinto i magistrati, secondo cui milioni di euro destinati all’accoglienza sarebbero finiti in investimenti all’estero e in spese per beni di lusso effettuati dalla stessa Marie Therese Mukamitsindo e dai figli, la moglie dell’onorevole, Liliane Murekatete, e i cognati del parlamentare, Michael Rukundo, Richard Mutangana e Aline Mutesi, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio e su cui il prossimo primo marzo dovrà pronunciarsi il giudice per l’udienza preliminare.



«Alcuni scambiavano l’operatore per una colf oppure erano disordinati. Le operatrici avevano paura ad entrare nelle stanze. Ricordo che un’operatrice ci segnalò di essere stata toccata da uno degli ospiti», ha aggiunto la suocera di Soumahoro riguardo al fatto che i migranti erano costretti anche a farsi da soli le pulizie e a cucinare nei centri gestiti dalle cooperative della famiglia del deputato.

“PER DUE MESI HO DOVUTO FARE LA BADANTE…”

«Li abbiamo coinvolti in iniziative teatrali, musicali, di cucina e agricoltura», ha dichiarato Marie Therese Mukamitsindo in riferimento all’assenza, contestata dalla prefettura, di corsi di alfabetizzazione e di altre attività. Ma la suocera di Soumahoro ha anche criticato la nomina del commissario a capo della coop Karibu dopo lo scandalo e la messa in liquidazione da parte del Ministero delle Imprese. «La gestione dell’accoglienza è una cosa complicata e non ci si può fermare soltanto ai numeri, perché ci sono manuali operativi del Ministero dell’Interno, che ci dicevano quello che era permesso e quello che era vietato. Il commissario liquidatore a mio avviso non ha letto il manuale operativo, i verbali dell’assemblea e del CdA, e ha interpretato i dati cercando di dare conferma a quello che dicevano i giornali».

La suocera di Soumahoro ha negato anche di aver speso per sé i soldi che erano destinati ai migranti. «Ci sono stati matrimoni di ragazzi usciti dai centri, in cui ho fatto la testimone, in questi casi gli ho comprato gli abiti per le nozze», la sua risposta in merito al fatto che negozi di griffe l’abbiano riconosciuta come acquirente di alcuni beni pagati con le carte della Karibu. Anzi, Mukamitsindo ritiene di averci anche rimesso con i centri per i migranti, anche se è a processo per un’evasione milionaria: «Ho anticipato soldi che ancora non ho recuperato e per poter mangiare sono dovuta andare due mesi a fare la badante».