CHIUSE LE INDAGINI SULLA FAMIGLIA DI ABOUBAKAR SOUMAHORO
Sono chiuse definitivamente le indagini della Procura di Latina in merito all’inchiesta sulla gestione delle cooperative di proprietà della famiglia di Aboubakar Soumahoro (che si occupavano di migranti): i pm hanno notificato ai 6 indagati – tra cui la moglie del deputato Liliane Murekatete e la suocera Marie Therese Mukamitsindo – l’atto di chiusura delle indagini che precede la richiesta di rinvio a giudizi. Indagate per svariati reati fiscali la famiglia di Soumahoro rischia così di andare a processo all’interno della vasta indagine finita sulle prime pagine dei giornali negli scorsi mesi, causando anche la rottura del patto di fiducia tra Aboubakar Soumahoro e il suo ex gruppo parlamentare, l’Alleanza Verdi-Sinistra (oggi l’ex leader dei braccianti si trova in Gruppo Misto).
«Spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale…in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale: acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso tra cui Ferragamo a Roma»: questo si legge negli atti dell’indagine citati oggi da “La Verità” e da altri quotidiani. Si fa poi riferimento anche a utilizzo di fondi, anche all’estero, «ancora non chiariti»: in particolare alla moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete, l’accusa resta quella di evasione dell’imposta sui redditi. Sono 4 in tutto i familiari di Soumahoro, sui 6 complessivi indagati, coinvolti e a rischio processo nelle prossime settimane: la posizione più pesante è però quella della suocera Mukamitsindo, fondatrice e presidente della cooperativa “Karibu” alla quale viene contestato «per i soli anni d’imposta 2015 e 2016, di aver contabilizzato fatture per operazioni inesistenti per 2,17 milioni di euro, che avrebbero consentito alla Karibu di evadere 597.000 euro di Ires», riporta ancora “La Verità”.
AVVOCATO MOGLIE SOUMAHORO: “QUESTI SONO GLI ATTI DI ACCUSA, PROCESSO NON SUI GIORNALI”
Se il valore complessivo delle presunte fatture false di Mukamitsindo ammonta a 2,3 milioni di euro, alla moglie e al cognato di Soumahoro (Michel Rukundo) i pm di Latina contestano in concorso con la madre di aver utilizzato ulteriori false fatture per 55.000 euro, che avrebbe permesso un’evasione di poco più di 13.000 euro. Le accuse giungono in qualità dei ex consiglieri nel cda della Karibu: «al fine di evadere l’imposta sui redditi e sul valore aggiunto avrebbero indicato (o omesso ”di vigilare affinché altri, e in particolare, la Mukamitsindo” lo facessero) elementi ”passivi fittizi nella dichiarazione a fini Iidd (le imposte dirette) relativa all’anno 2019, utilizzando le fatture relative a operazioni inesistenti emesse dall’associazione di promozione sociale Jambo Africa”» rileva ancora il quotidiano di Maurizio Belpietro nel riportare ampi stralci degli atti di chiusura indagini.
«La notizia della conclusione delle indagini sulla cooperativa Karibu ha portato alla pubblicazione di articoli che non forniscono una corretta rappresentazione del quadro accusatorio e che in diversi casi veicolano assunti che non trovano riscontro nell’avviso ex articolo 415 bis cpp notificato dalla Procura di Latina», scrive in una nota l’avvocato Lorenzo Borré, difensore della moglie di Aboubakar Soumahoro. L’unica condotta contestata a Murekatete è quella di aver provocato «un danno erariale da 13.368 euro, conseguente all’asserita violazione dell’obbligo di controllo della dichiarazione dei redditi presentata nel 2020 dalla presidente della Karibu, e specificamente per non aver controllato che nella dichiarazione non fossero riportate fatture pagate alla Jambo Africa, onere di cui – secondo l’accusa – Liliane Murekatete era gravata, ma che la nostra linea difensiva contesta e in relazione alla quale in data odierna è stata depositata una memoria difensiva di 11 pagine». La donna continua a contestare tali prove e accuse, non solo: «nell’avviso di fine inchiesta non c’é alcun riferimento all’acquisto di articoli di moda, che comunque non sono stati certamente acquistati dalla mia assistita, la quale nulla sa in proposito, non essendone peraltro stata la beneficiaria. Né la signora Murekatete ha mai presentato istanza di riesame […] diversamente da quello che spera qualcuno, il processo si farà in tribunale e non sui giornali».