Un’intervista “per assurdo” quella condotta da Il Fatto Quotidiano (firma Antonello Caporale) al sindacalista Usb ivoriano naturalizzato italiano, Aboubakar Soumahoro: nelle prime righe viene chiesto ironizzando contro Salvini cosa farebbe il bracciante immigrato se per un attimo divenisse un “Salvini nero” ed ecco tutta una serie di attacchi e risposte interpretando la visione della Lega in ottica però della difesa di africani, braccianti e migranti. Ne viene fuori una “caricatura” dell’ex Ministro della Lega con il quale tra l’altro Soumahoro solo il 10 maggio scorso diede vita ad un battibecco in diretta a “In mezz’ora in più” sul tema dello sciopero degli irregolari.
«Un Salvini nero non può esistere, noi siamo buoni», spiega il sindacalista Usb sul “Fatto” di oggi, ribadendo anche «Se fossi il Salvini nero la pacchia finirebbe: ma per i cari lumbard». È stato infatti chiesto a Soumahoro cosa farebbe se fosse per un giorno “Mister Pacchia”, riferendosi ovviamente a Matteo Salvini: e l’ivoriano ha risposto prontamente che «se devo fare finta di essere leghista la prima cosa che direi è prima gli italiani? No, I varesotti a Varese. E questo tempo del Covid che ha fatto alzare i muri deve proseguire anche fisicamente. Un muro che tenga i calabresi al loro posto, un altro che isoli Milano dalla contaminazione anti lumbard».
SOUMAHORO “TROLLA” SALVINI
Il “trollaggio” del leader leghista prosegue nella strana intervista ad Aboubakar Soumahoro, con il bracciante attivista dei diritti degli immigrati che insiste «Torino senza meridionali è come una farfalla senza ali. Significa che vuole condurla alla morte. Interpreto Salvini. Semplicemente. Ciascuno con la sua razza e il suo dialetto, i suoi usi e costumi…». Mettendo un attimo da parte l’ironia, Soumahoro va poi direttamente all’attacco dell’ex Ministro degli Interni: «l’accoglienza deve avvenire sempre e comunque. L’’idea cattiva della separazione, se portata alle sue conseguenze naturali, produce un disastro, un mondo invivibile, inaccettabile. Intanto l’Italia non accetta più migranti: porti chiusi…».
Citando gli ultimi fatti internazionali con le fortissime proteste sollevate contro la morte dell’afroamericano George Floyd, Aboubakar Soumahoro unisce il tema migranti a quello del razzismo sui generis: «aerosol collettivo che sprigiona particelle di razzismo. on è più il sottofondo di una società tollerante, ma il coperchio che occlude ogni discussione e nasconde il sentimento che si priva di ogni pudore e legittima non più episodi isolati ma un’idea razziale della società. Nella pandemia tutti ci siamo preoccupati di difenderci dal virus. Anzi abbiamo detto che il pericolo siamo noi, ciascuno di noi è potenzialmente l’untore».