La Giunta per le Elezioni non ha ancora ricevuto formalmente la comunicazione della Corte d’Appello di Bologna riguardo le presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali di Aboubakar Soumahoro. Lo rivela Libero, citando più di un parlamentare come fonte. Ma la notizia sarebbe trapelata da altri uffici, sarebbe opinione diffusa a Roma. Ma che la Corte d’Appello abbia trasmesso il verbale di segnalazione alla Camera è stato confermato dallo stesso presidente, Oliviero Drigani, all’Ansa. Le ipotesi che portano alla decadenza di un parlamentare sono soprattutto due: se ha speso il doppio di quanto consentito in campagna elettorale, «e non è evidentemente questo il caso», riferisce un onorevole a Libero; in alternativa, se la provenienza dei finanziamenti non è chiara, «diciamo illecita». Gli unici elementi certi, dunque, sono i 12mila euro contestati. Da Soumahoro sono stati recuperati 7.372 euro tramite una raccolta fondi pubblica, a cui hanno partecipato ufficialmente 108 donatori. Se un candidato non usa fondi propri è obbligato a dichiararne la provenienza.
Sulla vicenda è intervenuto Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia: «Non so se Soumahoro abbia violato le regole delle rendicontazioni delle campagne elettorali. Non so se a suo carico ci siano ulteriori dubbi in materia di trasparenza, ma lui si dovrebbe dimettere a prescindere da queste contestazioni, che pur andranno esaminate nei dettagli. Si dovrebbe dimettere per avere raggirato quelli che lo hanno candidato, quelli che ha detto di aver difeso». Come riportato da Libero, Gasparri tira in ballo anche i guai giudiziari della moglie e della suocera di Soumahoro: «Lui non sarà indagato, ma la sua condotta e quella dei suoi familiari sono più che censurabili. Basta con questa recita». Soumahoro però è pronto a difendersi e a fare chiarezza.
SOUMAHORO RISCHIA SEGGIO “IRREGOLARITÀ NEI FONDI ELETTORALI”
Su Aboubakar Soumahoro si allunga l’ombra dell’espulsione dalla Camera. Per il deputato di origini ivoriane c’è il rischio della decadenza dal seggio per irregolarità nella rendicontazione dei fondi elettorali delle ultime elezioni politiche. Questa grana potrebbe avere effetti ancor più dirompenti, oltre che immediati, dei guai giudiziari della moglie e della suocera. La commissione elettorale della Camera, su indicazione dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, ha avviato l’iter per far decadere Soumahoro, confluito nel gruppo misto dopo essere stato eletto nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra. Dietro questa decisione c’è la segnalazione arrivata dalla Corte d’Appello di Bologna che, dopo la revisione d’ufficio sulla documentazione di ogni candidato, ha riscontrato irregolarità su 12mila euro di fondi ricevuti in campagna elettorale.
Soumahoro è stato eletto nel collegio plurinominale Emilia-Romagna P02 con 91.694 voti e il 36,06% delle preferenze. Quindi, è finito dietro alla candidata di centrodestra Daniela Dondi (37,44%, 95.262 voti), ma è stato “ripescato” nella distribuzione dei seggi su scala nazionale. Il deputato, sindacalista e attivista per l’accoglienza dei migranti, per sostenere la sua candidatura aveva avviato anche una raccolta fondi pubblica, totalizzando 7.372 euro grazie a 108 donatori.
SOUMAHORO SI DIFENDE “DIMOSTRERO’ MIA TRASPARENZA”
“Le contestazioni di irregolarità che mi vengono mosse riguardano aspetti meramente formali“, ha dichiarato Soumahoro in una nota. In merito ai fondi, ha aggiunto che, “come previsto dalla legge, sono stati tutti utilizzati per la campagna elettorale: i miei avvocati stanno predisponendo il ricorso contro il provvedimento della Corte per confutare con precisione gli addebiti che sono stati sollevati nei miei confronti“. Il deputato ha spiegato che manderà quanto prima alla Giunta delle elezioni la sua documentazione per fare luce su ogni aspetto: “Sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune“.
Nel frattempo, si è tenuta la prima udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio di Murekatete, Mukamitsindo e altre quattro persone per la gestione contabile della coop Karibu. Al giudice sono giunte le richieste di costituirsi parte civile da parte di una trentina di ex dipendenti delle due sigle, presenti all’esterno sotto le bandiere del sindacato Uiltucs. La prefettura di Latina, invece, non ha inoltrato alcuna richiesta, pur avendone i titoli in quanto ente pubblico che elargiva materialmente i fondi. Come evidenziato dal Corriere della Sera, il gip di Latina ha rinviato la decisione al 17 novembre. Nel pomeriggio si sono tenuti gli interrogatori di garanzia. Né la moglie di Soumahoro né la suocera erano presenti in aula per l’udienza preliminare: Mukamitsindo ha sostenuto in persona il confronto col gip, invece Murekatete era collegata in videoconferenza. Entrambe si sono avvalse della facoltà di non rispondere, fornendo dichiarazioni spontanee nelle quali hanno respinto ogni accusa.