Soumaila Sacko, chi è e come è stato ucciso
Soumaila Sacko, bracciante e sindacalista originario del Mali, è stato ucciso il 2 giugno 2018 in Calabria. La sua storia di giovane extracomunitario immigrato in Italia alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la sua famiglia è stata stroncata con un colpo di fucile alla testa e per l’omicidio si è aperto un processo a carico di un agricoltore del posto, Antonio Pontoniero, condannato a 22 anni di carcere in appello nel 2022. Secondo i giudici, come ricostruito da Tgr Calabria, avrebbe agito perché riteneva di sua proprietà il luogo in cui si sarebbe consumato il delitto e non avrebbe voluto braccianti stranieri nella zona.
La vicenda di Soumaila Sacko è tra le protagoniste del programma Un giorno in pretura, condotto da Roberta Petrelluzzi. Nel Mali aveva lasciato moglie e figli per trovare lavoro in Italia, così da assicurare loro una stabilità economica e un domani senza problemi, ma nel luogo in cui avrebbe dovuto portare avanti il suo progetto avrebbe trovato la morte. Soumaila Sacko viveva nella Piana di Gioia Tauro, precisamente nella baraccopoli di San Ferdinando, come riporta la stessa trasmissione nella puntata dedicata al caso intitolata “Schiavi mai”, ed era impegnato non solo come bracciante ma anche come sindacalista. Lottava per garantire condizioni di lavoro umane ai suoi amici e colleghi, con una “capacità di ascolto” che gli stessi, chiamati in qualità di testimoni nell’ambito del processo, hanno definito preziosa e insostituibile.
L’omicidio di Soumaila Sacko in Calabria
L’omicidio di Soumaila Sacko è avvenuto in Calabria all’alba dell’estate 2018, nel pomeriggio del 2 giugno. Il bracciante e sindacalista all’epoca 29enne era attivo nella Piana di Gioia Tauro e sarebbe stato ferito a morte con un colpo di fucile alla testa, ucciso in un appezzamento di terreno nei pressi di Rosarno. Era quello il luogo in cui, sarebbe stato ricostruito in sede processuale, il giovane del Mali si sarebbe recato con altri due migranti per prendere alcune lamiere da una fornace in stato di abbandono e usarle per rifugi di fortuna nella baraccopoli in cui vivevano.
Soumaila Sacko, come si legge nella ricostruzione riportata dall’Ansa, era arrivato in Italia nel 2014 e alle spalle aveva un passato da contadino in patria. 4 anni più tardi sarebbe morto sotto i colpi di fucile esplosi, secondo la giustizia che lo ha condannato a 22 anni di carcere in secondo grado, da Antonio Pontoniero, agricoltore calabrese di 48 anni originario di San Calogero. Nel febbraio 2022, riporta Repubblica, i giudici della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro avrebbero confermato infatti la sentenza emessa a carico dell’imputato in primo grado, ritenendolo responsabile di omicidio volontario per aver mirato e sparato all’indirizzo della vittima. Non una, ma più volte. Almeno tre, secondo quanto ricalcato dalla ricostruzione del delitto.