Standard & Poor’s, come da attese, ha confermato il rating sul debito italiano a “BBB”. Fitch, invece, ha confermato il rating, ma alzato l’outlook da stabile a positivo. Fitch ha spiegato il miglioramento dell’outlook alla luce della recente “performance fiscale” e all’impegno del Governo italiano a rispettare le regole europee che vanno nella direzione di minori rischi fiscali e di rifinanziamento. Questo quadro, continua Fitch, è rafforzato da segnali di migliore crescita potenziale e da un contesto politico più stabile. Il debito pubblico italiano in percentuale del Pil, nota S&P, è uno dei più alti al mondo, ma la traiettoria fiscale dell’Italia sta migliorando, anche grazie ai piani di riduzione del deficit; le prospettive di crescita del Pil migliorano. Le due agenzie di rating sembrano concordare nell’analisi sull’economia italiana.
I fondi del Pnrr continuano ad avere un impatto positivo e l’Italia, secondo entrambe le agenzie, è uno dei Paesi migliori in termini di utilizzo dei fondi. I bassi livelli di debito delle famiglie e delle imprese italiane, anche in confronto agli altri Paesi membri, continuano a essere un elemento di forza.
La prima delle sfide strutturali per l’economia italiana, secondo S&P, è il trend demografico e l’invecchiamento della popolazione. L’immigrazione potrebbe in parte controbilanciare anche se è diventata una questione sempre più controversa in Italia e in Europa. L’altra grande minaccia sono le sfide geopolitiche perché “un’ulteriore escalation in Medio Oriente potrebbe far alzare i prezzi del petrolio e spingere al rialzo l’inflazione europea”; la guerra in Ucraina e le pressioni per aumentare il budget della difesa potrebbero pesare sulla spazio fiscale dell’Italia e impattare la crescita. I rischi per i commerci e le catene di fornitura globali potrebbero peggiorare se si intensificassero le tendenze protezionistiche. S&P sottolinea la redditività delle banche italiane che rimarrà significativamente migliore di quella dello scorso decennio nonostante la discesa dei tassi. Anche Fitch trova spazio per sottolineare i solidi fondamentali del settore bancario italiano.
Il quadro tracciato dalle agenzie di rating contiene più luci che ombre e prende atto dello sforzo del Governo italiano per ridurre il deficit. Le minacce più serie sono esogene, i conflitti e le guerre, mentre le sfide demografiche accompagnano gli Esecutivi italiani da diversi decenni.
Quanto emerso ieri sera è coerente con alcuni trend che si vedono da mesi sulle borse. Lo spread Italia-Francia è ai minimi dall’autunno 2009 e quello con la Germania non è particolarmente lontano dai livelli di quindici anni fa. Il crollo dello spread tra Roma e Parigi è stato particolarmente significativo negli ultimi mesi e testimonia un certo scetticismo dei mercati sui piani di consolidamento fiscale francesi. L’Italia, nonostante il Superbonus, è uno dei Paesi in cui il debito in percentuale del Pil è cresciuto meno dal 2019 a oggi; sono numeri che testimoniano anche la facilità in cui in Italia si possono fare politiche di “austerity”. S&P sottolinea l’indicizzazione dei salari italiani che esclude la componente energia e che opera con un ritardo su contratti pluriennali. Lo shock energetico è stato in parte assorbito dai salari che hanno permesso alle imprese di resistere a uno scenario economico complicato.
Nonostante il Covid, le crisi energetiche e le tensioni geopolitiche l’Italia ha trovato un equilibrio che affonda nella disponibilità degli italiani a politiche di austerity e a sacrifici salariali. È un equilibrio fragile perché lo scenario internazionale è complicato e perché la crisi energetica è tale da minare la competitività di interi settori, soprattutto quelli energivori, a prescindere da qualsiasi sacrificio dei lavoratori sul potere d’acquisto dei loro salari. Non è chiaro però quanto l’Italia possa reggere a questi ritmi prima di trovare un equilibrio più solido.
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