A Milano il 12 e a Torino l’11 settembre si sono tenuti gli Stati generali della space economy, un settore in cui l’Italia, grazie anche al grande impegno del ministro Urso sul tema, sembra partita con il piede giusto e soprattutto sembra poter avere ottenuto un vantaggio competitivo sugli altri concorrenti europei. L’evento, promosso dall’Intergruppo parlamentare per la space economy, ha visto un confronto tra istituzioni, aziende e rappresentanti dell’industria spaziale, dell’economia e dell’alta formazione e ricerca, con l’obiettivo di affrontare in maniera sinergica le sfide e le opportunità offerte dal settore.



“L’aerospazio è uno dei settori del futuro per il made in Italy. Da qui al 2026 abbiamo messo in campo 7,2 miliardi, tra progetti dell’Agenzia spaziale europea e dell’Agenzia spaziale italiana, fondi nazionali e fondi del PNRR. Una massa di risorse significative per far diventare il nostro Paese leader nella space economy”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha introdotto i lavori degli Stati generali della space economy a Milano. Lunedì prossimo il ministro sarà in Kenya per “dare una nuova missione” alla base spaziale di Malindi, da 60 anni avamposto della ricerca spaziale italiana.



L’Italia può vantare un budget per lo spazio di oltre 1 miliardo di dollari e dopo Francia e Germania è il terzo contributore dell’Esa (Agenzia spaziale europea), con 2,3 miliardi di euro. Inoltre è uno dei pochissimi Paesi ad avere una filiera completa su tutto il ciclo, dall’accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca, con un’ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio nazionale. E il governo Meloni sembra voglia sfruttare appieno le potenzialità del nostro Paese per sviluppare una filiera che può essere un settore importante per la nostra economia nei prossimi anni.



Quello della space economy è considerato uno dei settori tra i più interessanti sul quale molti Paesi stanno investendo in gran quantità tempo e risorse finanziarie ed umane. Un nuovo rapporto del World Economic Forum pubblicato lo scorso aprile mostra come l’economia spaziale globale possa affrontare molte delle sfide più urgenti dell’industria e della società del mondo. La nuova ricerca prevede che la valutazione del settore potrebbe salire fino a 1,8 trilioni di dollari entro il 2035 e competere all’incirca con le dimensioni e la portata dell’industria globale dei semiconduttori, con le tecnologie spaziali che dovrebbero diventare onnipresenti nella vita di tutti i giorni come lo sono oggi i semiconduttori.

Secondo invece le valutazioni di banche d’affari importanti come Morgan Stanley e Merrill Lynch, a livello mondiale il segmento downstream, costituito dalle applicazioni innovative e dai servizi avanzati, porterà il settore spaziale a raggiungere un valore fra i 1.000 e i 2.700 miliardi di dollari entro il 2040. La crescita sarà in gran parte dovuta alle tecnologie spaziali e abilitate, come il posizionamento delle comunicazioni, la navigazione e la temporizzazione e i servizi di osservazione della Terra.

“Le tecnologie spaziali stanno offrendo un valore maggiore a un insieme più diversificato di stakeholder rispetto al passato, anche in settori diversi come cibo e bevande, vendita al dettaglio, beni di consumo e stile di vita, catena di approvvigionamento e trasporti e persino mitigazione dei disastri climatici”, ha dichiarato Sebastian Buckup, membro del Comitato esecutivo del World Economic Forum. “Con la riduzione dei costi e l’aumento dell’accessibilità, queste tecnologie potrebbero rimodellare interi settori e avere un impatto sul business e sulla società pari a quello degli smartphone o del cloud computing”.

Grazie agli investimenti promossi con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il settore spaziale si candida a rappresentare uno dei volani di maggiore potenziale e impatto per la ripresa e crescita del nostro Paese nel breve e medio periodo. Il PNRR prevede, infatti, investimenti per 1,2 miliardi per “potenziare i sistemi di osservazione della Terra per il monitoraggio dei territori e dello spazio extra-atmosferico e per rafforzare le competenze nazionali nella space economy”. A ciò si aggiungono i 2 miliardi di investimenti approvati dal Comint, il Comitato interministeriale per lo spazio. In Italia attualmente sono circa 200 le aziende che operano nel settore, per un fatturato complessivo di circa 2 miliardi di euro. Tra i più grandi player del settore in Italia ci sono Leonardo Spa, Thales Alenia Space, Avio Aero, Engineering Ingegneria Informatica e telespazio ed e-GEOS Spa.

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