VINCENZO SPADAFORA SI TOGLIE QUALCHE SASSOLINO: “CONTE UN ARROGANTE”

Da politico ‘ombra’ di Luigi Di Maio alla mancata elezione, con fortissima acredine per quel Movimento 5Stelle che pure ha contribuito a portare al 32% nel 2018: Vincenzo Spadafora in una lunga intervista al settimanale “Oggi” parla per la prima volta dopo il clamoroso flop di Impegno Civico alle ultime Elezioni. Lo scontro con il M5s di Conte lo ha portato a seguire il tentativo spericolato di Di Maio di trovare spazio nel mini-partito centrista, esperienza però decisamente deflagrata lo scorso 25 settembre che di fatto ha portato alla scomparsa in pochi mesi di quella esperienza politica. Il più giovane presidente dell’Unicef, primo Ministro dello Sport dichiaratamente omosessuale, Spadafora non è stato rieletto alle ultime Elezioni e si toglie ora qualche “sassolino” dalla sua “scarpa” politica.



«Certo che ci sono rimasto male. E mi manca partecipare al governo, al potere, alla politica: solo quando sei lì puoi incidere davvero sulle cose e ne percepisci la complessità», spiega a Marianna Aprile su “Oggi” l’ex braccio destro di Luigi Di Maio. Fa autocritica l’ex Ministro grillino per come è finita la sua esperienza nel Movimento: «Siamo stati superficiali nel non capire che stavamo consegnando il Movimento nelle mani di un personaggio che lo avrebbe stravolto e nel farlo non avrebbe mostrato alcuna riconoscenza verso chi lo aveva portato al 32%». L’attacco è diretto contro Giuseppe Conte, tanto che Spadafora aggiunge in maniera netta «Non avrei mai pensato che una persona che si ritrova, dal nulla, a fare il presidente del Consiglio potesse avere nei confronti di chi lo aveva reso possibile un atteggiamento arrogante e di sfida, come ha avuto Giuseppe».



FUTURO SPADAFORA DOPO IL M5S: “GUARDO AL PD, OPPURE…”

Dopo la gestione della pandemia, spiega ancora Vincenzo Sapdafora, il suo giudizio su Conte è cambiato diametralmente: «ha iniziato a guardare a sé come all’uomo della Provvidenza. E invece di provare a tenere insieme il Movimento, come fanno i leader, ha lavorato perché la scissione con Di Maio ci fosse». La scelta della scissione con Impegno Civico di Di Maio aveva un senso, secondo Spadafora, se ci fossero state davanti le Elezioni con scadenza naturale dopo 9 mesi: invece la caduta del Governo Draghi ha accelerato il tutto portando il risultato minimo al voto del 25 settembre. Parla ancora l’ex Ministro: «non rinnego la scelta di coerenza di aver seguito Luigi, con cui per sei anni ho vissuto tutta la mia esperienza politica. Quando mi chiamò nel 2016, sapeva di aver bisogno di coltivare una parte più istituzionale, di doversi accreditare in una serie di ambienti, essere credibile anche sulla scena internazionale. E io lo aiutai in questo suo passaggio dal populismo del Movimento a una veste più governativa. Gli devo molto ma credo che anche lui debba molto a me e che me lo riconosca. Il nostro è un bilancio professionale in pari e un solido rapporto umano».



A domanda secca su quale fine politica potrebbe fare Giuseppe Conte, Spadafora non ha dubbi e anche qui l’acredine mista a delusione è evidente: «Se il Pd fa il Pd, per lui diventa difficile. Ha impostato tutto sulla sua persona, non ha costruito nulla e dovrà trovarsi un’altra parte in commedia da recitare. Può essere qualsiasi cosa: ha la bravura di riempire dei vuoti ma alla lunga non paga. A lungo è la coerenza a funzionare, come dimostra Meloni». In merito invece alla propria carriera politica, l’auspicio finale è proprio rivolto a quel partito sempre contestato negli scorsi anni: chiosa Spadafora su “Oggi”, «Non vorrei dissipare l’esperienza fatta. Guardo con attenzione al percorso costituente del Pd. La mia area di riferimento è sempre stata il centrosinistra, e il Pd è l’unica famiglia in cui ci si può riconoscere, con tutte le sue difficoltà. Ho sempre avuto ottimi rapporti con loro, li ho conosciuti negli anni in cui ero capo staff di Francesco Rutelli al ministero dei Beni Culturali. E nel 2019, con Dario Franceschini, ho creato le condizioni perché nascesse il Conte 2. Se ci fosse uno spazio per contribuire e fare delle cose per i giovani col Pd, quindi, perché no? Altrimenti nulla vieta di mettere in piedi altro».