«Il coming out è normale per tante persone, ma non è normale nel nostro Paese. Dipende anche dal contesto sociale e culturale nel quale cresci, dalla famiglia. Io non penso che l’Italia sia un Paese omofobo, ma non è ancora un Paese culturalmente aperto su questo tema»: così Vincenzo Spadafora ai microfoni di Oggi è un altro giorno.
L’ex ministro dello Sport è tornato sul suo coming out, parlando del fastidioso chiacchiericcio sul suo conto negli anni passati: «Io ho avuto la fortuna di andare via di casa a 18 anni, nel 1992 sono arrivato a Roma. Anni che ho potuto vivere con tranquillità, anche se non avevo consapevolezza del mio orientamento sessuale. Quando ne ho preso consapevolezza – ha spiegato Vincenzo Spadafora – il chiacchiericcio c’è stato nell’ambiente lavorativo e in politica. Quando vuoi cercare di colpire l’avversario nel mondo politico, l’omosessualità viene utilizzata come mezzo».
Vincenzo Spadafora: “Mia testimonianza può essere utile”
Vincenzo Spadafora ha poi ammesso di aver provato sgradevolezza per le voci sul suo conto: «Mi infastidiva tantissimo, trovavo assurdo che potessero pensare che fosse un’arma grave. Perché stiamo parlando di una cosa naturale e proprio per questo era necessario liberarmi. Non l’ho fatto solo per me stesso: chi fa politica ha una responsabilità in più. La vita privata deve restare privata, per i politici può diventare una testimonianza utile». «Non è mai parlato con mia madre. Ma ho capito che, ad un certo punto della mia vita, ha inteso tutto», ha spiegato Vincenzo Spadafora, che è poi tornato sul percorso del Movimento 5 Stelle: «Noi siamo stati votati tanto grazie al movimentismo, sull’onda di un populismo, poi ci siamo resi conto che per governare ci vogliono le persone capaci, d’esperienza e con competenza. Non sottovalutiamo il ruolo del M5s in momenti in cui in altri Paesi la gente andava in piazza. Io penso che sia un’evoluzione che ci potrà posizionare».