Vincenzo Spadafora bacchetta Giuseppe Conte. L’ex ministro dello Sport, esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, ha analizzato la crisi pentastellata in una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera, mettendo subito in risalto di sperare ancora nell’unità, complice il lavoro – parecchio complesso – dei pontieri Di Maio e Fico.
Vincenzo Spadafora ha spiegato che l’ex premier ha impostato male il piano politico: «Ci ha diviso decidendo di incontrare solo alcuni, senza un processo ampio di partecipazione democratica della base, ma anche del gruppo alla Camera. Non sapere cosa stesse accadendo ha alimentato solo confusione». Le responsabilità della rottura sono anche di Grillo, ha rimarcato Spadafora, ma Conte ci ha messo tanto del suo: «La chiusura di Conte ha creato molti malumori, in conferenza stampa ha chiesto il voto su un testo chiuso che nessuno di noi aveva letto. Si costruisce così un movimento politico?».
SPADAFORA: “CHI ESCE DAL M5S LASCI GLI INCARICHI”
Vincenzo Spadafora ha stroncato le valutazioni strumentali e ingenerose su Grillo delle ultime ore, ricordando che se il M5s esiste è grazie a lui. «È avvilente ridurre tutto a “Grillo o Conte”», ha proseguito l’ex titolare dello Sport, che ha lanciato un messaggio ai possibili scissionisti, chi esce dal Movimento deve lasciare gli incarichi: «Se si arriverà ad una divisione sarà una scelta non facile, anche perché chi esce dovrebbe per decenza dimettersi dai propri incarichi. Fuori Patuanelli, D’Incà, Todde, Cancelleri? Se sono presidenti di commissione, ministri o sottosegretari è perché il M5S li ha espressi. Se non c’è alternativa spero almeno che accada presto e senza accuse reciproche. Lo scopo, per me, sarà ritrovarci uniti in coalizione alle prossime elezioni, magari allargando il campo invece di farci la guerra». Vincenzo Spadafora non si è sbilanciato sul futuro di Di Maio e Fico, così come sul destino del M5s in vista delle prossime politiche: «La vita dei partiti è fatta di cadute e rinascite, come testimoniano Salvini e Meloni. Serve una classe dirigente in grado di interpretare il presente e progettare il futuro, perché a vincere è il progetto, non il singolo. Chi come me resterà nel M5S, avrà davanti questa avvincente sfida».