Nella Spagna socialista di Pedro Sánchez si fa sempre più dura la vita per i fedeli cattolici che – dopo gli attacchi dello scorso anno che vedremo a brevissimo – si trovano a fare i conti con l’abrogazione del reato di offesa al sacro che aprirà a qualsiasi tipo di insulto e attacco (ovviamente non fisico) ai credenti di qualsiasi confessione: la decisione è stata presa dallo stesso primo ministro che ritiene una vera e propria “anomalia” il fatto che le leggi europee tutelino le religioni e ha deciso di cancellare per intero l’articolo 525 del Codice Penale.
L’attuale legge sull’offesa al sacro della Spagna – ricorda il quotidiano La Verità – prevede pene tra gli otto e i dodici di anni di reclusione (ovviamente in base alla gravità del fatto commesso) per chiunque “al fine di offendere la sensibilità dagli appartenenti ad una confessione religiosa (..) si fanno beffa di chi professa la religione” con qualsiasi mezzo: un reato ed una pena che – di fatto – cadrebbero se si procedesse secondo il piano di Sánchez.
Solamente lo scorso anno – tra novembre e dicembre, dopo l’annuncio dell’amnistia per i separatisti catalani – il premier della Spagna aveva dovuto fare i conti con una vera e propria ondata di proteste anche da parte del mondo cattolico che era culminata con l’approvazione di una legge per vietare la recita del rosario sulla pubblica via davanti alla sede del Partito Socialista dei Lavoratori (di cui Sánchez è leader); in un primo vero e proprio attacco alla libertà religiosa individuale.
Proteste come l’abrogazione in Spagna del reato di offesa al sacro: “Sánchez troppo impegnato a difendere il woke”
Tornando al presente, dopo la decisione di abrogare l’offesa al sacro da parte del governo della Spagna è arrivata la dura risposta del vescovo di Valladolid – anche presidente della Conferenza episcopale spagnola – Luis Argüello che in un post condiviso su Twitter ha notato l’assurdità del fatto che mentre “i sentimenti sono stati elevati a categoria giuridica (..) e sempre più espressioni sono considerate crimini d’odio”, l’unica categoria che “cessa di essere un bene giuridico protetto” è proprio quella dei credenti.
Dura anche la risposta di María García – presidente dell’Osservatorio per la libertà religiosa in Spagna – che ha sottolineato come con l’abrogazione di Sánchez “i credenti [diventano] cittadini di seconda classe con diritti minori” e che “la libertà religiosa è l’unico diritto fondamentale di cui è messa in discussione la persecuzione” dei crimini d’odio; mentre dopo il divieto alla recita del rosario, la stessa García aveva criticato l’evidente “violazione della libertà religiosa” da parte del governo, invitando i fedeli ad “un’azione massiccia” per difendere “i nostri diritti fondamentali”.