La Spagna sembra essere rimasto l’unico paese al mondo dove il rap ha ancora un contenuto politico. Nato proprio come forma di dissenso della comunità afroamericana, il rap ha via via perso ogni contenuto politico, riducendosi a puro intrattenimento come la musica pop. Anche in Italia esistevano negli anni 90 forme di dissenso politico espresse dal rap, pensiamo alle varie “posse” legate ai centri sociali, ma non sono certo i vari Fedez o Sferaebasta a fare da contenitori politici, interessati solo a soldi, droga e ragazze. In Spagna c’è però una situazione particolare: la lunga dittatura fascista di Franco che ha dominato il paese fino a metà degli anni 70, ad esempio, e l’indipendentismo dei Paesi Baschi sfociato nel terrorismo e adesso quello della Catalogna. Proprio un rapper catalano, Pablo Hasel, è stato recentemente arrestato dopo aver insultato su Twitter e nei suoi brani la famiglia reale.



LA LEGGE BAVAGLIO

Per sfuggire al mandato di arresto si era barricato nell’università di Lleida, dove dopo un breve assedio è stato arrestato e già condannato a nove mesi di detenzione per offese alla corona spagnola e alla polizia (“Morte allo stato fascista” aveva infatti urlato ai poliziotti). Non è il primo rapper a subire una sorte analoga: Valtònic, originario di Maiorca, era addirittura fuggito in Belgio ma qui l’estradizione in Spagna è stata rigettata. Circa 200 artisti spagnoli, tra cui famoso regista Pedro Almodovar, hanno firmato una petizione contro quelle che chiamano “persecuzioni politiche” e in particolare chiedere il rilascio di Hasel. In Spagna una legge approvata nel 2015, la “ley mordaza”, legge bavaglio, è accusata di repressione della libertà di espressione, addirittura paragonata ai tempi del franchismo. Le critiche manifestate  da blogger, giornalisti e associazioni per il libero pensiero hanno attirato l’attenzione dell’Onu e del dipartimento specializzato nella tutela e rispetto dei diritti umani. Basta ad esempio un tweet o un hashtag per essere accusati di aver promosso riunioni o manifestazioni che abbiamo turbato l’ordine pubblico.

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