ELEZIONI SPAGNA, IL RE INCARICA I POPOLARI DI FORMARE IL GOVERNO
Come previsto alla lettura dei risultati finali delle Elezioni Spagna 2023, non sarà affatto semplice vedere a breve la nascita di un Governo stabile a Madrid: dopo le consultazioni delle forze politiche con Re Felipe VI la Corona spagnola ha deciso di incaricare come Premier Alberto Nunez Feijoo, leader del Partito Popolare (Pp) e vincitore delle Elezioni. Bocciati quindi i socialisti di Sanchez che pure speravano nell’incarico avendo dimostrato al Congresso di avere in teoria i numeri per governare (178) dopo aver eletto la Presidente della camera Francina Armengol (Psoe).
Re Felipe VI ha invece optato per rispettare il voto degli spagnoli dando ai popolari, prima forza rappresentata, la possibilità di formare il Governo: «il Partito popolare è stato il gruppo politico che ha ottenuto il maggior numero di seggi nelle ultime elezioni del 23 luglio», si legge nel comunicato della Casa reale di Spagna. Ad eccezione della XI Legislatura, prosegue la nota, «in tutte le elezioni generali tenutesi dall’entrata in vigore della Costituzione, il candidato del gruppo politico che ha ottenuto il maggior numero di seggi è stato il primo ad essere proposto da sua maestà il re come candidato alla presidenza del governo e che questa prassi è diventata una consuetudine nel corso degli anni». Dopo le consultazioni, Re Felipe VI nel dare l’incarico a Feijoo «non è stato accertato, ad oggi, che vi sia una maggioranza sufficiente per l’investitura che, in caso, avrebbe fatto decadere questa consuetudine». Il leader dei popolari ha accettato l’incarico come Primo Ministro ringraziando la Corona per aver fato voce «agli oltre 11 milioni di cittadini che hanno votato Pp» e i partiti con i quali è stato già trovato un accordo, la destra di Vox e i gruppi regionali Coalicio’n Canaria e UPN.
FEIJOO PREMIER INCARICATO CERCA I NUMERI PER IL GOVERNO: QUANTI SEGGI MANCANO (RISPETTO AI SOCIALISTI)
Il vero problema ora per Feijoo è quello di dimostrare nei numeri in parlamento di avere quei voti necessari per poter governare: se infatti non dovesse ottenere la fiducia del Parlamento, secondo la legge, scatterebbe un termine di 47 giorni a partire dal giorno in cui si è registrato il “no” delle Corti entro il quale si dovrà andare a nuove elezioni. Come calcolano già a Madrid i quotidiani e gli osservatori politici, se il primo dibattito per la fiducia a Feijoo si svolgesse il 31 agosto – e successivamente nemmeno Pedro Sánchez dovesse raggiungesse la maggioranza – le Elezioni si terrebbero il 17 dicembre 2023. Nel frattempo però da Madrid arriva la conferma: sarà il 26 e il 27 settembre il dibattito per l’investitura di Feijoo in Parlamento: «se tutte le trattative dovessero andare male, le elezioni si ripeteranno il 14 gennaio 2024», fanno sapere ambienti informati vicino alla Moncloa.
Al netto dei calcoli sulle date, la questione dirimente resta quella della conta parlamentare: Feijoo, ex Governatore della Galizia, dopo aver incassato l’importante sostegno di Vox di Pedro Abascal dispone al momento di 172 seggi. Ne mancano 4 però per poter governare (176 la soglia minima alla Moncloa): «Con Vox – ha detto il Premier incaricato – abbiamo un rapporto di normalità democratica nel comune obiettivo di tutelare la nostra Nazione e difendere la Costituzione». Escluso l’appoggio di Bildu (radicali baschi) e Junts (autonomisti catalani), resta molto difficile trovare quei 4 seggi mancanti che porterebbero al Governo stabile di Spagna: riflettori addosso a questo punto sui baschi moderati del Pnv che con i loro 5 voti potrebbero essere decisivi. Tuttavia la strada per Feijoo non è in discesa: al termine delle consultazioni il partito basco aveva fatto sapere di non apprezzare l’ipotesi di una nomina lampo così come la prima votazione al Congresso ha visto i voti di Pnv unirsi ai socialisti di Sanchez per eleggere Armengol. «Nessun candidato ha i voti necessari per prestare giuramento, quindi sarebbe meglio concedersi un periodo di riflessione e non andare verso un incarico lampo», è il giudizio di Aitor Esteban, leader dei baschi moderati che ora è chiamato a decidere se rivedere la propria posizione e concedere i propri seggi ai Popolari. Di contro, rispetto a Feijoo, Sanchez rivendica dal Re di poter comporre un Governo con i 178 seggi di cui ha disposto nell’elezione della n.1 al Congresso: qui però ad essere traballante è l’appoggio di Junts e degli autonomisti visto che senza di loro la coalizione progressista Psoe-Sumar (di Yolanda Diaz) avrebbe solo 152 voti, e Puigdemont ha già dettato diverse condizioni facendo intendere che non sarà facile per i socialisti trovare l’accordo.