PEDRO SANCHEZ TROVA LA FIDUCIA DEL CONGRESSO: ELETTO PREMIER PER IL SECONDO MANDATO CONSECUTIVO
Appena tre voti in più della maggioranza richiesta per governare: Pedro Sanchez, leader socialista in Spagna, è stato confermato Premier per il secondo mandato consecutivo pur non avendo vinto le Elezioni Politiche della scorsa estate. Dopo infatti i tentativi falliti del leader Pp Feijóo di costruire una maggioranza con diverse trattative con gli altri partiti, l’accordo tra Psoe-Sumar (blocco di sinistra) ha convinto il Re Felipe a concedere a Sanchez un secondo mandato esplorativo per trovare la maggioranza, oggi sancita dal voto di fiducia del Congresso.
179 Sì, contro i 171 No: Pedro Sanchez confermato quindi Primo Ministro di Spagna con un Governo spostato ancora più a sinistra dell’esecutivo dimissionario lo scorso 29 maggio, con l’ingresso ulteriore degli indipendentisti di Catalogna e Paesi Baschi. Dopo settimane di fortissime polemiche a seguito dell’accordo raggiunto tra Sanchez e il leader di Junts Carles Puigdemont – in particolare per la promessa di amnistia ai leader catalani condannati per il Referendum d’indipendenza illegale del 2017 – il voto al Congresso ha confermato per soli 3 voti favorevoli il nuovo Governo Sanchez a maggioranza Psoe. Non si frenano le tensioni della piazza di Popolari e Vox che gridano al “golpe” per l’accordo denunciato di “svendita” della Spagna ai «ricatti dei gruppi indipendentisti», catalani su tutti.
CHI HA VOTATO LA FIDUCIA AL GOVERNO SANCHEZ-BIS: TIENE L’ACCORDO CON JUNTS. CENTRODESTRA IN RIVOLTA
Eletto per la terza volta complessiva (2018, 2020 e 2023, la seconda consecutiva, Pedro Sanchez ottiene la carica di Presidente del Governo confermando tutti gli accordi preventivi raggiunti dopo lo stop delle trattative tra Partito Popolare e gruppi indipendentisti (l’ultimo con i baschi del Pnv andato in scena nelle ultime ore, con la proposta del Ministero dell’Industria offerto da Feijóo ai baschi rifiutata dai nazionalisti a causa di un eventuale appoggio di Vox al governo.
Sono in tutto 8 i partiti che hanno votato la fiducia a Sanchez Premier: dei 176 voti complessivi, 121 arrivano dal Psoe (socialisti), Sumar (sinistra) 31, Erc (sinistra catalani) 7, Junts (destra catalani) 7, Ehbidu (sinistra baschi) 6, Pnv (centro baschi) 5, Bng (sinistra galiziani) 1, Cc (centro destra canario) 1. Contro il Governo Sanchez hanno invece votato il Partito Popolare con 137 seggi, Vox con 33 e l’Upn (centrodestra Navarro) con 1 seggio.
«Il governo sarà legittimo, democratico e costituzionale, la democrazia è possibile solo se si accetta la sconfitta temporanea»: sono queste le prime parole dell’intervento in Parlamento del Premier Sanchez, appena prima di vedere confermati tutti i voti (frutto degli accordi preventivi) con Sumar e con gli indipendentisti. Continuano intanto i disordini anche fuori dal Congresso (stamattina è stato aggredito il deputato Psoe, Herminio Sancho) con lanci di uova e tafferugli con le forze dell’ordine: dopo l’appello rimasto “afono” dell’ex Premier Aznar circa un Governo Sanchez orientato a “svendere” la Spagna pur di rimanere al potere, il leader di Vox Santiago Abascal oggi ha detto che «Anche Hitler salì al potere attraverso le urne». Assieme al leader del Pp Feijóo, il Centrodestra spagnolo accusa Sanchez di aver formato un Governo compiendo un autentico “colpo di stato”, andando contro le indicazioni degli elettori nelle ultime urne: Sánchez insiste, «se Feijoo non è presidente del governo spagnolo non è perché non vuole esserlo, ma perché la maggioranza dei cittadini del Paese ha votato contro la formazione di un esecutivo con Abascal». Con lei la leader di Sumar, Yolanda Díaz, che difende l’amnistia a Puigdemont e ai catalani: «La strada verso il ricongiungimento è sempre più difficile, ma con l’amnistia vince la democrazia».