In campagna elettorale europea – e in tempi di rappresaglia come arma politica di moda – non sembra marginale l’inchiesta per corruzione avviata dalla Procura di Madrid sulla moglie del Premier spagnolo Pedro Sanchez. Quest’ultimo ha subito minacciato le sue dimissioni come rappresaglia a quella che, a sua volta, ha parecchie sembianze di una rappresaglia della magistratura iberica: a conferma che non solo in Italia (o in Francia o in Germania o perfino negli Usa e in Israele) il terreno di gioco si cui si muovono i grandi poteri pubblici (legislativo, esecutivo e giudiziario) è ormai unico, lontano dai manuali di diritto costituzionale.



Dunque: a maggio scorso Sanchez – leader socialdemocratico – chiama elezioni anticipate dopo una serie di incidenti parlamentari. Dalle urne il Psoe esce sconfitto, ma il Partido Popular di Alberto Fejio non riesce a spingere la sua affermazione alla maggioranza effettiva alle Cortes (ha pesato il travaso di voti interno al fronte moderato, dalla formazione di destra Vox).



È così che Sanchez avvia il “ribaltone” che lo riporterà a novembre alla guida del Governo: ma non prima di una manovra spregiudicata, da subito in odore di incostituzionalità. O peggio: di eversione para-golpista “in guanti bianchi”.

Il Psoe negozia infatti – per un pugno di parlamentari decisivi – con tutti i partiti autonomisti rappresentati alle Cortes: non solo con i baschi eredi dell’Eta, ma soprattutto con Junts, il principale partito catalano. Quest’ultimo è il soggetto politico che nell’autunno 2017 si è reso protagonista a Barcellona di una clamorosa dichiarazione di indipendenza: superata solo grazie alla fermezza di Madrid (il Re Felipe e il Governo moderato di Mariano Rajoy). Il leader indipendentista catalano Carles Puigdemont è dovuto però fuggire all’estero come altri dirigenti di Junts, inseguiti da mandati di cattura della magistratura spagnola per vari reati legati al fallito golpe.



Puigdemont – tuttora leader di Junts – è stato eletto nel 2019 europarlamentare e da allora vive in Belgio, protetto da un’ambigua immunità di fatto da parte delle autorità Ue. Ma è personalmente con lui che Sanchez negli ultimi mesi tratta lo scambio fra l’appoggio di Junts al Governo “ribaltonista” e misure di amnistia/proscioglimento per tutti i leader catalani perseguiti per i fatti del 2017.

L’accordo Psoe-Junts non è mai stato reso pubblico: neppure nel discorso con cui Sanchez lo scorso novembre ha chiesto e ottenuto la fiducia parlamentare. Ma non più tardi di metà marzo le Cortes hanno approvato un sostanziale “colpo di spugna” su tutti i procedimenti in corso sugli “eversori” catalani. È stato così reso definitivo e di massima pesantezza il ceffone assestato dal Governo alla magistratura: che ha visto platealmente calpestato il suo diritto-dovere costituzionale di perseguire ogni violazione dello stato di diritto in un Paese membro dell’Ue. E i fatti contestati come reati a Puigdemont & C costituivano un attentato alla legalità e integrità costituzionale dello Stato spagnolo. Per non parlare del livello politico: a governare la Spagna ha continuato a essere un Premier battuto al voto, grazie ad accordi opachi con un ricercato all’estero.

Ora su Sanchez (un raro socialdemocratico rimasto alla guida di un Paese Ue) si allungano le ombre del sospetti di corruzione: lo stesso virus che ha infettato con il Qatargate l’intera famiglia socialdemocratica in Europa, nell’imminenza del rinnovo del parlamento di Strasburgo. Il sospetto di “rappresaglia” a stretto giro da parte magistrati spagnoli è forte, ma parlano ad alta voce anche i fatti precedenti.

Vedremo se Sanchez sarà costretto a proseguire nel gioco della rappresaglia fra istituzioni spagnole. Ma già lo spettacolo offerto finora – ben dentro i confini occidentali dell’Ue – non è affatto gradevole e promettente. Non più di quello dello scambio di droni fra Israele e Iran. E il 25 aprile, in Italia, “rappresaglia” ricorda solo anni di morte e distruzione di quella che Indro Montanelli definiva “la guerra civile italiana”. Tutt’altro che un filmone di Hollywood.

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