La Spagna, alla luce della crisi energetica e dei prezzi in corso dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina, ha deciso di razionare i beni alimentari, mettendo un limite massimo all’acquisto dei prodotti. I negozi e i supermercati, come sottolinea il Corriere della Sera in base a quanto si apprende da una modifica normativa pubblicata ieri sulla Gazzetta ufficiale, potranno stabilire un numero massimo di articoli che ogni cliente può comprare, per evitare di rimanere senza forniture. I media iberici, dando la notizia, hanno specificato che molti esercizi commerciali stavano già applicando limiti di questo tipo, alla luce della difficoltà nel reperire alcuni prodotti dopo una lunga protesta degli autotrasportatori.



Ma da qualche ora a questa parte questo limite è stato introdotto dalla legge, cosa che invece prima era espressamente proibito. La norma rientra nel regio decreto-legge 6/2022, del 29 marzo, sulle misure urgenti nell’ambito del Piano nazionale approvato per rispondere alle conseguenze della guerra in Ucraina sia a livello economico quanto a livello sociale.



SPAGNA, PRODOTTI RAZIONATI E LIMITE DI ACQUISTO: INTRODOTTI ANCHE AIUTI PER L’AGROALIMENTARE

Viene in particolare introdotto un nuovo articolo, come spiega il quotidiano di via Solferino, nella legge sulla regolamentazione del commercio al dettaglio in cui si legge che «in via eccezionale, quando circostanze straordinarie o forza maggiore lo giustifichino, gli esercizi commerciali possono sospendere temporaneamente il divieto di cui all’articolo 2 per limitare il numero di articoli che ciascuno il consumatore può acquistare. Tali misure – prosegue il decreto – devono essere motivate e adottate in modo proporzionato quando necessario per evitare privazioni e garantire l’accesso a tutti i consumatori a parità di condizioni».



La Spagna, fra le altre misure, ha deciso di introdurre anche 169 milioni di euro di aiuti diretti al settore agro-alimentare, che come in Italia è uno dei più colpiti a seguito dell’aumento dei prezzi di energia elettrica, mangimi e carburanti. Gli agricoltori non dovranno più lasciare a riposto il 5 per cento delle superfici coltivabili, mentre l’obbligo di diversificare sarà più flessibile.