Il primo voto in Parlamento non è andato per nulla come si immaginava e sperava il Premier uscente Pedro Sanchez: la Spagna è ancora senza un Governo dopo il primo voto di fiducia richiesto all’Aula a seguito della vittoria alle Elezioni Politiche dello scorso aprile. Non sono bastati i 124 voti favorevoli, 123 del Psoe e 1 del rappresentante del Partito Regionalista di Cantabria (José Maria Mazon): contro il Governo socialista hanno votato tutti gli altri 170 deputati, con 52 astenuti. La maggioranza assoluta non viene raggiunta e ora bisogna attendere il secondo turno, immediato, giovedì 25 luglio quando il regolamento elettorale spagnolo prevede un voto con maggioranza semplice al Congresso per poter formare un Governo ed esser eletto Presidente del Consiglio. Come vi avevamo già raccontato negli scorsi giorni, le trattative per formare l’esecutivo erano e sono state serrate, con fino all’ultimo il tentato accordo Psoe-Podemos (la Sinistra radicale, ndr) che ha tenuto banco a Madrid: a Sanchez servivano questa mattina 176 deputati (la maggioranza del Parlamento) per poter essere eletto Premier ma così non è stato e ora il rischio forte di un nuovo “stallo” istituzionale si riaffaccia in un Paese dove sono bastate 3 Elezioni Politiche negli ultimi 3 anni.



SPAGNA SENZA GOVERNO: GIOVEDÌ SECONDO VOTO

Per scongiurare tale possibilità, Sanchez e Iglesias avevano anche trovato un accordo, saltato però nel momento in cui Podemos non riteneva vi fossero garanzie bastevoli per la nomina dei Ministri e per la discussione dei tempi portanti la futura esperienza di Governo. Sanchez ha sì vinto le Elezioni Politiche nell’aprile 2019 (era arrivato alla Moncloa nel giugno 2018 dopo la mozione di sfiducia vinta contro Rajoy, ndr) ma senza avere la maggioranza dei seggi in Parlamento: 123 seggi sui 350 della Camera e dunque la schietta esigenza di una o più alleanze per poter far partire la Legislatura. Podemos ha 42 seggi e assieme ad altri partiti regionali che avrebbero anche dato l’appoggio a Sanchez il Governo potrebbe partire; oggi però non è accaduto e ora Sanchez punta dritto all’accordo con Iglesias nelle prossime ore per evitare la sconfitta cocente in un voto dove si attende “solo” la maggioranza anche di un solo Sì contro i No al Governo di centrosinistra. Il progetto “alternativo” di Sanchez, qualora non riuscisse a convincere in toto Podemos a votare a favore del Governo è il tentativo di fare astenere Popolari, Ciudadanos (Centro) e Repubblicani per poter avere comunque una maggioranza relativa per far cominciare la legislatura. Oggi a votare contro Sanchez sono stati i 66 voti del Partito popolare di Pablo Casado, i 57 di Ciudadanos di Albert Rivera (queste prime due assieme fanno esattamente i seggi in dote al Psoe) e i 24 parlamentari di Vox. Contrari anche i 14 deputati repubblicani di Erc che secondo i media di Spagna sarebbero però disposti ad astenersi il 25 luglio. Con la loro astensione e con il convincimento di Podemos e altri partiti minori, il Governo potrebbe formarsi dopodomani: in alternativa, sono in corso trattative anche con il partito dei nazionalisti baschi. Se non riuscirà a convincere Iglesias però, nuove votazioni potrebbero tenersi a settembre entro il 23: in caso di ulteriori e nuovi fallimenti, a novembre il Paese potrebbe tornare alle 4 elezioni in 4 anni.

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