La Spagna a livello europeo sta diventando una sorta di modello per il riciclo delle acque reflue delle fognature, che una volta depurate, pulite e potabilizzate, vengono distribuite per i vari usi cittadini ed agricoli. Si tratta di un progetto pilota, che segue una legge varata a livello europeo mezzo secolo fa ma che, ad ora, non è stata ancora attuata da quasi nessuno degli stati membri, o almeno non ai livelli spagnoli.



Di fatto, l’impianto in Spagna per la depurazione delle acque reflue tratta, in media, circa 300 mila metri cubi d’acqua al giorno, pari al fabbisogno di una popolazione di 2,2 milioni di abitanti. Dopo tutta una serie di approfonditi ed assolutamente sicuri trattamenti, l’acqua viene poi rimessa in parte in circolo, scaricandola nei fiumi, nei laghi o nei mari in modo che possa riprendere il ciclo naturale delle piogge. Un’altra parte delle acque reflue trattate in Spagna, invece, assolve alle funzioni comuni, venendo distribuita nelle città (dove si utilizza per pulire le strade o irrigare parchi ed aiuole pubbliche), oppure nelle industrie e nei campi agricoli, utile da un lato per le lavorazioni e, dall’altro, per l’irrigazione.



Perché (e come) la Spagna ricicla le acque reflue?

Insomma, il riciclo delle acque reflue in Spagna potrebbe facilmente, ed auspicabilmente presto, un modello per i vari vicini europei, con l’Italia e la Francia (tra i paesi più colpiti dalla siccità) in cima alla lista. La ragione per cui gli spagnoli riciclo l’acqua fognaria, infatti, risponde proprio all’esigenza di trovare una soluzione alla siccità, che secondo Manuel Cermeron, direttore generale di Veolia, citato dal Times, colpisce circa il 75% del territorio ormai “in fase di desertificazione”.

La depurazione delle acque reflue, secondo il modello della Spagna, avviene in diversi ed articolati passaggi. I reflui, infatti, vengono prima raccolti, per poi essere sottoposti a trattamenti di tipo chimico-fisici. Da lì si passa alla depurazione con i raggi ultravioletti, poi alla microfiltrazione ed, infine, all’osmosi inversa. Il risultato è quello di ottenere acque completamente pure, che dopo un’ulteriore sanificazione potrebbero addirittura diventare potabili. Allo stato attuale, la Spagna ricicla circa il 15% del totale delle acque reflue, mentre il resto viene immesso, con depurazioni più blande, nei corsi d’acqua naturali. L’obiettivo, però, è quello di depurarne almeno il 35% entro il 2027, con l’esempio virtuoso di Alicante che punta ad una depurazione del 100%.