Dopo il caso degli indulti ai separatisti catalani in carcere nel 2021, in Spagna si apre un nuovo fronte caldo. Il governo di Pedro Sanchez vuole dimezzare la pena per sedizione. Il piano è di riformare il reato nel codice penale per ridurre le pene e allinearle alla media europea. Infatti, in Spagna questo reato prevede una pena massima di 15 anni, mentre in Europa la media è di circa 6 anni. La legislazione europea è molto più mite, dunque, per quanto riguarda la sedizione e ribellione, ci sono alcune nazioni che non le contemplano neppure. Stando a quanto riportato da El Pais, il governo, come promesso da Sanchez nel gennaio 2020, vuole “omologare” la legislazione spagnola a quella europea e quindi si appresta ad apportare questa modifica, che di fatto aprirebbe una nuova fase in Spagna.



Si discute da anni in Spagna, infatti, della riforma del reato di sedizione, ma ora potrebbe essere arrivato il momento giusto. Lo dimostrerebbe anche il fatto che la Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc), che per lungo tempo ha chiesto direttamente l’amnistia, ora insiste in pubblico e in privato di voler procedere. Infatti, ritiene che si debba portare a termine tale riforma entro la fine dell’anno, ma chiede che venga negoziata in parallelo alla legge di Bilancio, mentre l’esecutivo preferirebbe tenere le questioni separate e in nessun caso accetterebbe che l’approvazione dei conti sia condizionata alla riforma del codice penale.



SPAGNA, “REATO DI SEDIZIONE VA RIFORMATO”

Il ministro della Giustizia spagnolo Pilar Llop ha già avviato il dibattito. «La sedizione ha bisogno di una revisione. Si tratta di un reato che rientra nel titolo dei reati di ordine pubblico con pene sproporzionate rispetto al resto dei comportamenti tipizzati come reati contro l’ordine pubblico e anche pene sproporzionate rispetto a comportamenti tipici assimilati al reato di sedizione, che in altri Paesi europei non sono tipizzati come reati di sedizione, ma come altri tipi di comportamenti, disordine pubblico, disobbedienza, ecc. Pertanto, dobbiamo allinearci in termini democratici, giuridici e penali agli altri Paesi europei, con pene adeguate per i comportamenti considerati sediziosi», le parole riportate da El Pais. L’intenzione è chiara, ma c’è un problema politico di non poco conto, che non c’era quando furono decisi gli indulti. Questi sono stati frutto di una decisione unilaterale del governo, che non ha dovuto negoziare con nessuno.



Invece la riforma del codice penale va negoziata perché è necessaria la maggioranza assoluta del Congresso. Questo il motivo per il quale Sanchez insiste che vada fatta se c’è la maggioranza, ritenendo che al momento non ci sia. Dunque, è disposto ad una riforma che dimezzi le pene, ma senza eliminare il reato di sedizione o portare la pena al di sotto della media europea. Di conseguenza, la Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc) dovrebbe accettare una riforma che sì aiuterebbe latitanti come la sua segretaria generale Marta Rovira, ma non garantirebbe che non vengano condannati al carcere in caso di ritorno in Spagna. La questione, dunque, oltre che delicata è pure complessa. L’Erc fa sapere di non chiedere l’eliminazione del reato, ma non accetterebbe una piccola riforma. Dal canto suo, il governo non ha intenzione di portare la riforma al Congresso col rischio di vedersela bocciare. Va però dato atto del fatto che per la prima volta da entrambe le parti arrivano messaggi molto chiari sulla volontà di esplorare la questione.