Luciano Spalletti è uno dei personaggi che nel mondo del calcio fa più discutere. Eppure, a chi dice che sia antipatico, l’allenatore risponde in maniera piccata, come suo solito. Al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Lo so, lo so che dicono tutti che sono antipatico! È questa l’etichetta che mi hanno attribuito e ormai la tengo. Ma poi… perché? Sarà che del mio lavoro non parlo con nessuno, sarà forse per lo sguardo un po’ severo. Ma garantisco che sono una personcina per bene, al punto che mi sposerei”.



Parlando di campo e di mercato, Spalletti ha risposto ad una domanda su Giacomo Raspadori: “Le rispondo che non è un mio giocatore, che è un ragazzo che avrebbe tutte le caratteristiche per darci una mano. Giovane, forte, versatile in tutti i ruoli dell’attacco, intelligente e soprattutto educato. Ha personalità, e noi ne abbiamo persa un po’ nel passaggio da un ciclo all’altro. Vediamo, con lui saremmo nella giusta direzione. Sarebbe il sostituto naturale di Mertens”. Perché, il belga, non è rimasto in azzurro? “Chiariamo: non sono stato io, non è stato il club a non volerlo con noi. Mertens avrebbe potuto darci una grande mano. Ma la società gli ha fatto una proposta e lui non ha accettato. Mi tengo fuori da queste dinamiche, ed è giusto così”. Infine, con De Laurentiis, Spalletti ha un rapporto che definisce “Diretto, frontale. E dunque vero. Per incontrarci a volte sono necessari compromessi caratteriali: a volte abbozzo io, altro volte lo fa lui. Siamo due persone forti”.



Spalletti: “Scudetto? Se non lo vinci…”

Pronto a cominciare il secondo anno a Napoli, Luciano Spalletti si sente ormai un tutt’uno con la città: “Non sembra strano, ma è la natura a unire me e Napoli. Gli odori, i sapori anche. Ecco, sono sensazioni anche difficili a spiegare. Emozioni e sentimenti: la città mi sta conquistando così, mi riporta alle mie origini. Mi piacerebbe se diventasse più brava a interpretarci: la passione per il calcio è viscerale, unica. Ma ci sono momenti e momenti e non è che se si fa un campionato ad alti livelli, rompendo anche il clima di depressione che ho trovato quando sono arrivato, poi se non vinci lo scudetto non hai fatto nulla, anzi per qualcuno hai fallito”.



Il tecnico ha proseguito spiegando che per primo avrebbe voluto regalare alla città un trofeo, che però non è arrivato. Nonostante questo, è stata una stagione importante: “Sono stato il primo a coltivare l’ambizione di vincere, ho alzato l’asticella nel mio spogliatoio per accrescere l’autostima dei calciatori. Siamo riusciti a fare grandi cose, con quasi mezza squadra con il contratto a scadenza. Ragazzi che ringrazio per la professionalità dimostrata fino all’ultimo minuto. Bravi veramente”.