Cinquant’anni dopo, il mistero sul brigatista che riuscì a fuggire durante la liberazione dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia potrebbe risolversi. Nel corso del conflitto a fuoco con i carabinieri, in provincia di Alessandria, davanti alla cascina Spiotta, un brigatista riuscì a fuggire. Nello stesso scontro morirono la brigatista Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, e l’appuntato Giovani D’Alfonso. Altri due carabinieri rimasero feriti. Come riferisce l’Ansa, la Procura di Torino ha inviato un avviso di garanzia a Lauro Azzolini, 79 anni, all’epoca capo della colonna milanese delle Br.
La Procura di Torino, nel 2022, ha aperto un fascicolo dopo un esposto presentato dal figlio del militare ucciso, Bruno D’Alfonso. Nel registro degli indagati è stato iscritto Renato Curcio, ora 81enne. Interrogato a Roma. ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto o indiretto nella vicenda della Cascina Spiotta. L’ex brigatista ha anzi chiesto di chiarire le circostanze della morte di Mara Cagol, sua moglie, che fu colpita da un proiettile sotto l’ascella sinistra. Probabilmente aveva le braccia alzate in segno di resa.
Curcio, inizialmente sentito in veste di testimone assistito, era stato poi formalmente indagato per concorso nell’omicidio del carabiniere D’Alfonso. L’ex brigatista non era presente alla cascina Spiotta ma essendo una figura importante delle Brigate Rosse, secondo gli inquirenti organizzò e pianificò nei dettagli il sequestro di Vittorio Vallarino Gancia, imprenditore vinicolo. Le indagini, adesso, potrebbero essere riaperte e al centro potrebbe ritrovarsi proprio Lauro Azzolini, condannato all’ergastolo dopo l’arresto del 1978.