MINNEAPOLIS – Possiamo ignorare le bombe lanciate su Gaza, possiamo dimenticare la strage del 7 ottobre, possiamo far finta che nulla stia succedendo in Ucraina, ma è difficile chiudere gli occhi su quel che accade in casa propria, tra la propria gente. Su Lewiston, Maine, estremo lembo nordest degli Stati Uniti, non volano i caccia israeliani né irrompono gli uomini di Hamas, ma è riesplosa di nuovo la nostra guerra ed aleggia egualmente la morte tra un bar ed una sala da bowling dove nessuno se lo sarebbe aspettato.
Almeno sedici vite portate via a colpi di armi automatiche. E come sempre accade in queste drammatiche circostanze, si fa fatica a capire veramente il perché di tanto spargimento di sangue. Come del resto si fa fatica a capirlo in ogni guerra. Dietro ogni mass shooting c’è un qualcuno che non trova altra risposta alla mancanza di senso della vita che toglierla ad altri, come se il sangue altrui potesse riempire il vuoto dell’esistenza.
Si spara per le strade di questa America e la prima domanda che ci si fa quando questo accade, la prima cosa che ci si chiede è se si tratti di terrorismo. “Speriamo non sia terrorismo”, speriamo di non scoprirci così fragili ed indifesi di fronte allo straniero che ci è nemico. Speriamo, certo. Tuttavia nella sua tragicità, nel senso di insicurezza che ci mette addosso, almeno il terrorismo ci offre una “scusa”. La scusa del nemico. C’è un nemico là fuori, un nemico cattivo che vuole il nostro male, che vuole colpire noi, i buoni. Ma quando ad uccidere è un figlio di questa terra, allora la domanda si fa più amara: chi sono i cattivi, chi i colpevoli? Basta trovare un modo di difendersi da qualche squilibrato che ha messo le mani su delle armi da fuoco per far tacere la domanda?
Quasi 20 mass shootings in giro per il Paese nel solo mese di ottobre, quasi quaranta vite spazzate via, dalla Florida alla Pennsylvania, dalla California all’Illinois, Texas, Maryland, Kentucky …fino al Maine di mercoledì sera. Una piaga che sanguina senza sosta su tutto il Paese, una piaga che ci interroga sul male che è in noi, i buoni che non sanno voler bene. God Bless America!
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