Una storia “americana”, di quelle che di solito arrivano da oltre oceano con studenti che entrano nella loro scuola o università e cominciano a uccidere fino a che qualcuno non li ferma o non decidono di fermarsi togliendosi la vita. A queste tragedie assomiglia l’episodio di cui si è reso protagonista a Praga David Kozak, 24 anni, che ha ucciso 15 persone nella facoltà di Lettere del suo ateneo a Praga. Non c’è uno sfondo terroristico, come di solito succede in Europa per fatti di questo genere, ma si tratta dell’ultimo gesto di un giovane che avrebbe ammazzato il padre per poi decidere di lasciare questa devastante testimonianza di sé. Ci sono due elementi, spiega Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di terrorismo e di sicurezza, comuni ad altri fatti del genere: l’annuncio su internet delle intenzioni omicide, in questo caso ispirandosi a quello che aveva fatto una ragazza russa, Alina Afanaskina, 14 anni, che aveva ucciso una persona in una scuola in Russia il 7 dicembre, e l’esito finale del raid, conclusosi con la morte del suo autore.



Come va inquadrato il terribile episodio di Praga, anche se non è terrorismo cosa inquieta di questa storia?

Si tratta di una storia legata probabilmente alla vita familiare di questo ragazzo, che aveva annunciato sui social network quello che aveva intenzione di fare, anche se nessuno gli ha creduto e lo ha preso in considerazione seriamente. Si è ispirato al caso di una ragazza russa che aveva ucciso una persona annunciando che lui avrebbe fatto meglio.



Non ci sono motivazioni politiche dietro questo gesto?

Sembra di no, ha cliccato un paio di volte su contenuti di Hamas, ma il collegamento con questo filone sarebbe forzato. Era solo una persona con qualche problema a cui piaceva tutto ciò che di violento vedeva nella rete. Non è una strage terroristica anche se i numeri sono da Stato islamico, da gruppi salafiti. Quando ho sentito la notizia ho pensato che potesse essere un attentato del genere anche perché in Repubblica Ceca non è la prima volta che arrestano terroristi islamici, anche se non se ne parla molto.

Sembra più una strage sul tipo di quelle americane nelle scuole, potrebbe essersi ispirato a quegli episodi l’attentatore solitario?



Sicuramente si è ispirato a cose viste sul web, alle stragi nelle università, nei campus americani: è salito al quarto piano della sua e armato di questo fucile mitragliatore che non si sa ancora come ha fatto a trovare ha sparato.

Succede spesso che queste persone annuncino sui social quello che vogliono fare?

Negli ultimi anni spessissimo, negli ultimi anni non mi ricordo casi in cui gli attentatori non lo abbiano fatto, sia che si tratti di stragi islamiche, sia che siano episodi di altra matrice. C’è una forte dose di narcisismo patologico, gli autori di questi gesti decidono di “consegnarsi all’eternità” scrivendolo sui social. Diventa una sfida per affermare sé stessi. Quasi sempre gli attentatori di questo tipo si suicidano.

Comunque siamo di fronte a persone che si autosuggestionano informandosi su altre stragi del genere?

Oggi su internet non è difficile farlo. I social network sono la cassa di risonanza per tutto, li usano anche terroristi e sbandati, ma sulla rete in generale c’è una violenza spaventosa, puoi imparare a costruire una bomba, un’arma con la stampante 3D. Internet ha anche un effetto boomerang come questo, può permettere la condivisione di contenuti malevoli. Menti che sono già fragili trovano facilmente ispirazione e i mezzi per fare quello che vogliono. Ora bisogna capire come questo ragazzo ha ottenuto il fucile mitragliatore che ha usato. Su internet non ci si radicalizza solo a livello religioso, ma anche a livello personale: la rete può veicolare messaggi positivi, ma c’è di tutto, basta pensare a quanti siano i siti negazionisti.

Ma se vengono annunciati sui social (in questo caso sembra un canale Telegram) non c’è modo di tenere controllata la situazione per prevenire fatti del genere?

Ci sono milioni di utenti e di post, difficile controllare. Anche perché spesso gli annunci vengono fatti appena prima di realizzare la strage.

(Paolo Rossetti)

 

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