Lo spazio va difeso senza se e senza ma. Questo, in estrema sintesi, è il contenuto dell’intervista rilasciata dal generale John W. Raymond, comandante della US Space Force, ai microfoni de “La Repubblica”. In primis, il militare ha parlato dell’importanza dello spazio anche in termini di capacità commerciali: “Non c’è solo Starlink di Elon Musk – ha dichiarato –. Ci sono molte altre capacità commerciali offerte da compagnie private che in questo conflitto hanno dimostrato il loro valore e che possono venire usate dalle nazioni in tempo di pace e in tempo di guerra. Per questo vanno difese”.



Sono inoltre crescenti le capacità di nazioni come la Russia e la Cina nel mettere a rischio i sistemi nello spazio e, secondo il generale Raymond, “c’è un ampio spettro di minacce che già esistono e che credo continueranno a venire incrementate. Due sono i rischi principali. Il primo si chiama Cina. Così come noi apprezziamo le possibilità offerte dallo spazio per le comunicazioni, l’intelligence e i sistemi di navigazione, anche i cinesi si stanno muovendo ad ampio raggio. L’altro rischio è che, poiché i nostri avversari vedono che quello che noi facciamo nello spazio è frutto di una forza integrata, mettano insieme tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato: dai sistemi di disturbo per ostacolare le comunicazioni o la navigazione satellitare ai missili che distruggono i satelliti. La minaccia è presente. E noi dobbiamo essere sicuri di potere mantenere in funzione la nostra costellazione di satelliti”.



“C’È UNO SPAZIO DA DIFENDERE”: LE PAROLE DEL COMANDANTE DELLA US SPACE FORCE

Nel prosieguo della sua chiacchierata con “La Repubblica”, il generale Raymond ha detto che lo spazio è un dominio molto vasto, al cui interno le operazioni nello spazio avvengono molto velocemente. L’obiettivo futuro è quello di mettere in orbita apparati più piccoli, meno costosi e ancora più evoluti. A livello di NATO, invece, “vogliamo estendere la cooperazione all’addestramento nello pazio, alle operazioni congiunte e a costruire nuove capacità insieme, come nel caso di satelliti che possono servire a più nazioni, in modo da ridurre costi e tempi”.



L’Italia ha costituito da poco un Comando delle operazioni spaziali: potrà entrare nella struttura creata dai 5 Eyes – Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda – assieme a Germania e Francia? “Quel gruppo, che noi chiamiamo Combined Space Operations, è una realtà abbastanza nuova dal punto di vista concettuale e dobbiamo guardare a come si evolverà nel futuro. Credo che, se si espanderà, l’Italia ne sarà parte”.