Gli europei di fronte al voto hanno scelto di dare nuovamente fiducia al Partito Popolare Europeo, riconfermandolo come gruppo più numeroso dell’Europarlamento. L’Europa dei Ventisette ha scelto, dunque, di non smentirsi e di continuare a credere nel nostro progetto politico. Mentre esce con le ossa rotte il Partito Socialista Europeo, perdente praticamente su tutti i fronti con un risultato che si aggira attorno al meno 6% rispetto alle scorse elezioni, gli elettori europei con una maggioranza davvero ampia hanno decretato non solo la vittoria del PPE, ma hanno scelto la strada migliore per puntare a cinque anni di pace, di sviluppo e di innovazione riconfermando i Popolari come maggiore forza politica a Bruxelles e a Strasburgo, le sedi in cui potranno vantare un numero di deputati pari a 267 seggi contro i 159 dei socialisti.



La tendenza generale in Europa è andata riconfermando le previsioni della vigilia che vedevano il PPE nettamente in vantaggio in Europa. La panoramica generale dei paesi ci mostra che questo trend è stato confermato, superando in molti casi le più rosee aspettative.

In Gran Bretagna, ad esempio, dove c’è stato un vero proprio tracollo del laburista Gordon Brown, che ha ottenuto soltanto il 16% dei consensi, mentre i Tories, con il 27%, sono oggi la prima forza politica britannica, seguiti al 17% dall’Ukip e dai liberaldemocratici al 14%. In Germania la Cdu/Csu della Merkel ha raggiunto il 38% battendo i socialdemocratici della Spd fermi al 20,8% e i verdi con il 12%.  In Francia, invece, Sarkozy: non teme rivali e vince con il 27,70%; socialisti sconfitti col 16,76%. Sorpresa con Europa Ecologia di Daniel Conh-Bendit (16,2%), che è testa a testa con i socialisti e che sbaraglia il centrista Bayrou (8,49%).



A riconfermare la débacle socialista il duro colpo a Zapatero che prende il 38,51 contro i popolari di Rajoy che raggiungono 42,23%. In Olanda il partito populista di Geert Wilders, erede di Pim Fotuyn col 17% triplica i voti delle politiche del 2006, assicurandosi quattro seggi a Strasburgo.  Anche in Austria hanno vinto i popolari con il 29,7%; i socialdemocratici si fermano, invece, al 23,9%. 

In Lettonia e Lituania sostanzialmente hanno tenuto le coalizioni di governo, mentre in Estonia la principale forza d’opposizione, il partito di centro, batte il partito delle riforme del premier Andrus Ansip. Se a Malta trionfa il partito laburista, che conquista il 55% dei consensi contro il 40,49% del partito nazionalista e conservatore al governo dell’isola, a Cipro continua a prevalere il partito di centrodestra.



Anche l’Italia non poteva tradire questo patto di fiducia nei confronti del PPE. Certamente, il Popolo della Libertà era dato per favorito. Anche l’affluenza alle urne, seppure in calo rispetto al 2004, è stata tra le più alte in Europa segno che gli italiani credono davvero nell’Europa. Il PdL – che lo ricordiamo è una nuova formazione politica – ha ottenuto un buon risultato in tutti i collegi, soprattutto in Lombardia, ad è stato penalizzato soltanto da una scarsa affluenza in alcune regioni. Con una visione d’intenti corale e con uno scenario compatto come quello che emerge a due giorni dal voto si può ben immaginare come il Partito Popolare Europeo grazie al contributo del nostro paese e della formazione del PdL nei prossimi cinque anni potrà avere terreno fertile per gettare semi di pace e sviluppo per il bene di tutti i cittadini europei.