Il Pdl deve cambiare il nome. Il commento di Alemanno – Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, come numerosi osservatori politici hanno scritto scalpita: la Capitale, si è reso conto, è ingestibile, una serie di piccoli scandali legati a parenti e amici assunti in partecipate del Comune non gli ha semplificato il compito, e il dissesto atavico dl bilancio comunale fa apparire l’impresa velleitaria; per questo, il primo cittadino, tiene un occhio puntato sulla politica nazionale e su quella parte del mondo politico che, in seguito alla diaspora di Fini, si ritrova senza un leader. In tal senso potrebbero andare interpretate le sue recenti parole all’indomani della disfatta amministrativa del centrodestra, che ha perso la sua roccaforte, Milano, e Napoli, quando si dava ormai per vinta; in merito all’ipotesi di cambiare il nome del Pdl, ha, infatti, detto che vi «si stava pensando già prima delle elezioni e credo possa essere uno strumento importante, quasi obbligatorio, perché il Pdl è condizionato anche dal rapporto che c’era tra Berlusconi e Fini». Non solo. Alemanno interviene direttamente sul cambio di strategia, e commenta: «più che al nome bisogna guardare alla sostanza e cioè ad un forte radicamento del partito nel territorio e tra la gente». 



Poi, illustrando la sua ricetta per rinnovare il partito, spiega: «il dato fondamentale e’ partire da un vero congresso del Pdl che riaggreghi tutte le forze che si sono separate dal partito in questi anni».

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