Non ci sarà scampo: «o tu, amministratore, ti comporti in maniera virtuosa, oppure è il federalismo che ti “costringe” ad esserlo». Torna a parlare di politica il ministro Calderoli, accaldato ed entusiasta, dopo l’incontro con gli uomini della Pasticceria bar Dai carcerati. Testimonianze che parlano di pasticcini, di lavoro, di pentimento e di perdono. Lasciando i padiglioni del Meeting, una stilettata alle velleità centriste dell’Udc è d’obbligo: «speculazioni che non ci toccano». E la riforma elettorale? «L’ipocrisia regna sovrana».
Ministro, sui vantaggi del federalismo fiscale quasi tutti sono d’accordo. I critici però si chiedono: perché, dopotutto, anche gli amministratori più spreconi dovrebbero diventare più virtuosi?
Ma perché è nel loro stesso interesse. Noi, come federalisti, abbiamo cercato di dare la massima autonomia al territorio e al principio di responsabilità. Prendiamo l’esempio della sanità in Puglia. Il sindaco Emiliano ne ha potuto parlar bene perché l’allora governatore Fitto si era attenuto ai parametri corrispondenti ad una gestione virtuosa ed era riuscito a farli rispettare. Non gli è bastato e ha perso le elezioni. Nel momento in cui non c’è più la volontà di intraprendere questa strada e di fare buona gestione, cosa facciamo, lasciamo perdere? No, obblighiamo a gestire bene.
In che modo, scusi?
Tu, Regione, vuoi tenerti l’ospedale da 18 malati e 160 tra medici e infermieri? Io, stato, ti dico che per curare quella persona servono un solo medico e un solo infermiere. Quello è un parametro: se tu, amministratore, vuoi rispettarlo, bene, diversamente due medici in più dovrai pagarli. La prima volta aumenterai le tasse – e dovrai riuscire a spiegarlo al cittadino. Dopo di che ti blocco la possibilità di assumere, ti blocco le spese accessorie e infine ti commissario. Ma non più come si è fatto finora, con un intervento della politica per cui tutto rimane trattabile. Per gli automatismi introdotti dal federalismo o tu ti comporti in maniera virtuosa, oppure è il nuovo sistema che ti “costringe” ad esserlo.
Nel frattempo però il “partito del sud” ha agitato uno spauracchio politico e abbiamo rivisto in un attimo i più classici temi improntati al centralismo: Cassa del mezzogiorno e finanziamenti garantiti. Non è un brutto precedente?
Guardi, forse questa polemica è stata anche utile, perché l’assegnazione alla Sicilia della cifra concordata con le regioni ha dato la possibilità di inserire dei paletti molto importanti. Primo, perché i piani finanziati devono avere delle caratteristiche infrastrutturali vere, senza fare assistenzialismo. Poi il meccanismo dei bandi concorsuali, in modo che i fondi non siano l’occasione per beneficiare gli amici o ancor peggio la malavita. Il controllo dell’avanzamento degli stati del lavoro, la garanzia di un livello di sicurezza adeguato… C’è una tabellina precisa ad impedire che le finalità dei Fas siano rispettate anziché fare altro, cioè alimentare la spesa corrente.
Su una cosa voi e l’Udc sembrate d’accordo: del bipolarismo dei due grandi partiti non c’è traccia. Qual è la lezione? È il caso di rimettere mano alla legge elettorale?
Io ho presentato sei progetti di legge nella passata legislatura e sono l’autore dell’attuale legge… (ride, ndr). Vede, la politica dice che non la ama, ma di questa legge è innamoratissima. E oggi abbiamo potuto sentire il consenso di pubblico che c’è stato quando Formigoni ha riproposto l’espressione delle preferenze. Quando ho messo mano alla legge delle europee che abbiamo modificato lanciando lo sbarramento, il tentativo che c’è stato da tutte le parti era di toglierle.
Conclusione?
Un conto è quello che la politica dice, un conto è quello che la politica fa. E l’ipocrisia regna sovrana.
Temete la concorrenza dell’Udc o del Pd alle regionali nel fare gli accordi col Pdl?
Si parla tanto di questo presunto scontro di forze in lizza per allearsi con il Pdl, ma è un problema che se guardiamo bene non ci tocca, perché sia la legge elettorale delle elezioni regionali sia quella delle politiche va nel senso di un meccanismo che premia quei partiti che sono fortemente concentrati nelle zone territoriali. Se uno invece ha una distribuzione uniforme sul territorio non viene premiato, anzi in alcune situazioni rischia di scomparire. Mi dispiace per lui. A parte il fatto che adesso abbiamo quasi il doppio dei voti di certuni… ma anche a parità di voti, uno che ha una distribuzione geografica uniforme, in un sistema tendenzialmente maggioritario porta a casa uno al posto dei nostri dieci.
Al termine di questa giornata in cui ha visto di tutto, come giudica, ministro, un fenomeno di popolo come quello del Meeting?
Bellissimo. Direi che ha molto da insegnare alla politica: prenderei tutti i partiti che si lamentano quando i risultati non vanno come dovrebbero, e li porterei qui a vedere. Capirebbero che il tempo del palazzo che comanda è finito. Fuori da un confronto diretto con la gente come questo, si perde davvero il senso della realtà.