Giorgio Vittadini (presidente Fondazione per la Sussidiarietà), il Meeting compie trent’anni. Da Rimini sono passati Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, grandi uomini di Chiesa, di cultura e della politica. Oggi c’è chi dice che i grandi nomi a Rimini non ci sono più. È così?

Perché a Rimini ci sono anche quest’anno i più grandi nomi della cultura mondiale. Certo, se invece si ritiene che a fare cultura debbano essere sempre le stesse persone, sempre la solita gente, allora sì, qui non c’è nessuno.



Chi c’è quest’anno?

C’è Tony Blair, c’è Rémi Brague, filosofo francese, uno dei più grandi conoscitori di cultura islamica, ebraica e cristiana; c’è Yves Coppens, Professor Emeritus at the Collège de France; John Mather, Premio Nobel per la Fisica 2006; Charles Townes, Premio Nobel per la Fisica 1964, Professor at the Space Sciences Laboratory of the University of California, Berkeley; c’è Mary Ann Glendon, l’ex ambasciatrice Usa presso la Santa Sede, che per me rimane una grandissima personalità a livello mondiale; poi John Milbank, teologo cristiano e fondatore del movimento Radical Orthodoxy. E tanti altri.



 

Le piace Blair?

Lo ritengo uno da cui imparare.

 

Perché?

Perché ha capito che solo una vera politica riformista serve alla società.

 

Politica riformista in che senso?

È quanto ha enucleato benissimo Benedetto XVI nel messaggio che ci ha inviato ieri – domenica 23 agosto per l’apertura del Meeting, ndr -. Il Papa ha detto che «il coinvolgimento con l’oggetto conosciuto da parte del soggetto conoscente è “conditio sine qua non” della conoscenza stessa. Perché un vero riformismo si attui, cioè, occorrono soggetti che vogliano implicarsi con la realtà che hanno innanzi e dunque cambiarla. Il Meeting di Rimini è tutto questo. Qui c’è gente che vuole riformare davvero la società coinvolgendosi in essa, non teorizzando ideologicamente quale cambiamento occorrerebbe apportare, bensì implicandosi nella realtà, rischiando, magari fallendo, ma amando ciò che si ha di fronte.



 

Oggi (ieri per chi legge, ndr) è il giorno di Roberto Calderoli. La lega è in rotta di collisione con la Chiesa sull’immigrazione. Lei da che parte sta?

Occorre essere equilibrati. L’argomento lo richiede. Credo che servano regole e insieme carità. Una carità senza regole è inutile mentre le regole senza carità sono ingiuste. Credo che occorrerebbe maggiore cooperazione con i Paesi del Nord Africa. Occorre una politica di cooperazione allo sviluppo molto più decisa, uscendo dal neocolonialismo che caratterizza l’Europa. Sono i Paesi africani che debbono rendersi conto di come lasciar partire all’avventura i propri cittadini verso i nostri porti sia controproducente. In questo senso una vera politica riformista dovrebbe fare il contrario di quanto hanno fatto Francia e Germania. La politica di Angela Merkel e di Nicolas Sarkozy, in questo senso, è mediocre e corporativa. Hanno illuso i Paesi del Nord Africa con offerte che non sanno mantenere. Dovrebbero imparare dalle politiche immigratorie di Blair: integrazione ma anche regole.

 

Lei ha più volte dichiarato, da cattolico, che il caso Escort che ha coinvolto Silvio Berlusconi non le interessa, perché?

Guardi che non interessa soltanto a me, ma anche a tanta altra gente. Qui a Rimini, ad esempio, non interessa a nessuno. Non perché siamo indifferenti, ma perché guardiamo la moralità in positivo, come tensione: quella dell’attrattiva vincente (di cui parlava Sant’Agostino) che rende morali, come ha testimoniato il Miguel Manara, l’opera con cui si è inaugurato il Meeting che è una rilettura della conversione di don Giovanni. Chi non vive così ci perde.

 

E Berlusconi?

Io giudico il presidente del consiglio per gli atti politici del suo governo. Ognuno ha una coscienza con cui valutare in altri contesti anche gli atti privati. Al momento delle elezioni poi ognuno terrà conto di tutto.

 

Voi avete sempre difeso la vita in tutte le sue fasi. Fa parte del vostro dna. Oggi però le vostre battaglie sembrano perse. L’aborto è legalizzato praticamente ovunque e recentemente in Italia è arrivata la Ru486. Le due visioni saranno sempre inconciliabili?

Se tutti partissero dalla propria esperienza non potrebbero che pensare che la vita va difesa sempre. Sotto il profilo del principio non si possono avere sconti sulla difesa della vita. Ma è solo guardando esperienze in atto di amore alla vita che molti si convincono di questo. Tutti, partendo da ciò che vivono, dal paragone con la propria coscienza, possono distinguere ciò che è bene e ciò che è male.

(Tratto da Il Riformista del 25 agosto 2009)