Ennesima aggressione ai danni di un medico. L’ultimo preoccupante caso arriva da Udine, dove Adelaide Andriani, una specializzanda di 28 anni, è stata quasi strangolata mentre era di turno come guardia medica. Il fatto è avvenuto qualche giorno fa, il 7 gennaio, quando l’accompagnatore di un paziente ha tentato di strangolarla, lasciandole dei segni visibili sul collo. La specializzanda ha deciso, in seguito all’aggressione, di abbandonare il sogno di diventare un medico.



“Ci stavo pensando da tempo. Lascerò la professione medica. Questo episodio è stata l’occasione per decidere di fare altro” ha spiegato la giovane specializzanda al vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. Proprio Riccardi ha incontrato Andriani e la collega Giada Aveni: quest’ultima è intervenuta in difesa della 18enne, pubblicando anche una denuncia social dell’episodio con tanto di foto e video. Presente all’incontro anche il direttore generale dell’Asufc, Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, Denis Caporale: “Fenomeni come questi si stanno ripetendo. Dobbiamo migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori, creando delle strutture più sicure, sorvegliate e vigilate sia nelle aree urbane, sia in quelle marginali, potenziando la telemedicina” ha affermato.



Stop turni di notte da soli per le guardie mediche

Dopo l’aggressione ai danni della specializzanda a Udine, l’Ordine dei medici ha avanzato la proposta di prevedere la presenza dell’Esercito e delle forze dell’ordine di fronte ai presidi ospedalieri a maggior rischio perché in aree più disagiate durante la notte. Un’altra idea è quella dello stop ai turni di notte nelle guardie mediche a medici soli. Si potrebbero prevedere accordi con il 118 per l’assistenza notturna. Le proposte sono state avanzate dalla Federazione degli ordini dei medici Filippo Anelli, che ha spiegato: “Questo potrebbe rappresentare un modello efficace per contrastare il fenomeno delle aggressioni contro i medici e i sanitari”.



Il vicepresidente con delega alla Salute Riccardi, dopo l’incontro con Adelaide Andriani e la collega, ha precisato che “Prima di tutto le due donne stanno bene. Hanno parlato con noi di quello che è accaduto e di come hanno vissuto questa brutta esperienza. Ci sono diverse misure su cui dobbiamo lavorare insieme all’Azienda sanitaria per migliorare la condizioni di sicurezza del personale sanitario, ma le principali sono l’aumento della capacità di videosorveglianza e della capacità di vigilanza da parte di qualcuno che possa intervenire“.