Nonostante tutti i tentativi di indagare in modo approfondito la gestione della pandemia e, soprattutto, della campagna di somministrazione dei vaccini covid si siano concluse con una sonora (anche se, forse, fin troppo prevedibile) richiesta di archiviazione, grazie al lavoro investigativo della trasmissione Fuori dal Coro e del quotidiano La Verità emergono nuovi dettagli sconcertanti sulle figure di Roberto Speranza e Nicola Magrini. Non è forse necessario dirlo, ma si tratta dell’ex ministro della Salute e dell’ex direttore generale dell’Aifa, già finiti assieme ad una ventina di colleghi sotto l’occhio inquisitorio (ma, evidentemente, inutile) delle inchieste su pandemia e vaccini covid.
Venendo alle nuove rivelazioni su Speranza, a renderle note proprio il quotidiano di Belpietro, che è partito da una (tra le tantissime trafugate) mail invita da Magrini l’11 marzo del 2021, indirizzata al magistrato Gaetano Bono: quest’ultimo, infatti, da poco aveva annunciato l’intenzione di bloccare una partita dei vaccini contro il covid di AstraZeneca, per approfondire l’eventuale nesso causale con la morte (avvenuta il 9) del militare Stefano Paternò. La richiesta dell’ex Aifa era chiara, presa dopo un “colloqui” con il Ministro: “sospendere il sequestro” dei vaccini covid, al fine di “acquisire [prima] ulteriori informazioni al fine di definire meglio il nesso causale”, con una stima di “poche ore” necessarie.
La rivelazione di Speranza: “Ritenemmo necessario parlare con la magistratura sui vaccini contro il covid”
Prima di approfondire come’è finita la questione tra Magrini e Bono, vale la pena concentrarci su Roberto Speranza, apparso (prima dell’archiviazione) davanti al Tribunale dei ministri, dove il giudice gli ha chiesto di rendere conto dello scambio di mail sui vaccini covid, e (soprattutto) del suo ruolo nel “colloquio” a cui fa riferimento Magrini. Sconcertante la risposta dell’ex Ministro: “Facevamo un numero altissimo di vaccinazioni”, ha ricordato (citato proprio da La Verità), “[e] quando la magistratura, in via cautelativa, sospendeva l’utilizzo di un lotto, era un evento che aveva una ricaduta” sull’organizzazione delle inoculazioni dei vaccini contro il covid.
Speranza ci ha tenuto a precisare che il lotto contava “decine di migliaia di dosi” e il loro blocco avrebbe vanificato l’organizzazione “logistica del commissario Figliuolo”: fu Magrini a valutare “se fosse possibile interloquire con l’autorità giudiziaria” e l’ex Ministro ne fu solo “informato“. Non conferma di aver appoggiato la decisione di Magrini, ma comunque rivendica che a fronte della preoccupazione sul blocco dei vaccini covid “fu valutato utile un momento di interlocuzione“.
Insomma, da parte dell’ex Ministro Speranza si è avuta solo una conferma parziale, mentre le rimostranze dei giudici (che notano come il comportamento degli ex indagati sia coerente con il reato di omissione di atti d’ufficio) sono state assorbite dal fatto che, nonostante l’evidente pressing, Bono decise di non dare adito alle richieste e proseguì sia con il blocco delle dosi, che con l’inchiesta sul militare morto.